L’ipocrisia social del 25 novembre, il commento di Chiara Rabbi

di Samanta Santoro

Pubblicato il 2023-11-25

Il 25 novembre è la giornata dedicata alla violenza contro le donne e i social si tingono di rosso tra immagine di panchine e frasi di rivendicazione femminile contro l’egemonia machista del nostro paese. Fin qua tutto bello. Ma siamo davvero coerenti con la condivisione sui social di contenuti contro la violenza di genere?  L’influencer …

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Il 25 novembre è la giornata dedicata alla violenza contro le donne e i social si tingono di rosso tra immagine di panchine e frasi di rivendicazione femminile contro l’egemonia machista del nostro paese. Fin qua tutto bello.

Ma siamo davvero coerenti con la condivisione sui social di contenuti contro la violenza di genere? 

L’influencer Chiara Rabbi ha commentato nelle sue storie i commenti dispregiativi che ha ricevuto sotto il reel in cui sponsorizza un completino intimo di Victoria’s secret.

”È curioso il fatto che si parli tanto di femminicidio e violenza sulle donne e poi sotto il mio reel sono massacrata per aver girato un video per un completino intimo. Insulti sulla mia persona, sul fisico e minacce di smettere. MA SMETTERE COSA? a m va bene dal punto di vista lavorativo, sono numero ma tremo al pensiero che voi siete SERIE. Si perché sono le donne che mi stanno uccidendo psicologicamente. Ora pubblicate i vostri post perbenisti e andate in giro a dire quanto siete intimorite oggi a girare, io per colpa vostra ho paura di rimanere a casa e mettermi al cell! ”

I commenti sotto il reel:

Vi riporto alcuni commenti che ha ricevuto Chiara:  -Orribile questo video. Sembri pronta per Only fans – In confronto alle altre donne almeno lei è seria come ragazza al di fuori di questo contesto – alla fine arrivi a spogliarti davanti a tutta l’Italia per notorietà e soldi -Perché non fai qualcosa di utile? – sempre nuda, sempre e solo per metterti in mostra – mamma mia quanto sei volgare. Ti credi figa e sexy. Sembri una di quelle che stanno sulla strada.

Il vincitore, però, è l’utente che ha commentato la storia della Rabbi:

Te la sei cercata  smettila che fai tutta la santa poi appena puoi ne hai visti più tu che io minestrone della nonna. Almeno stai zitta. Stai tutta scoperta con un uomo che ti riprende cosa vuoi trasmettere. 

Analizzando questo commento, oltre all’evidente ignoranza della lingua italiana, ritroviamo diversi elementi del linguaggio maschilista sempre più presente anche nei social, non solo da parte degli uomini ma molto spesso anche dalle donne.

Te la sei cercata” – tipica frase della cultura dello stupro, contornata da ” Fai tutta la santa ma ne hai più visti tu”  che nella lingua dei maschilisti significa ”Non fare la vittima, perché hai una vita sessuale attiva quindi ti meriti tutto ciò che ti dicono e fanno di negativo”. E infine,stai zitta”, non puoi arrabbiarti anche se vieni oggettificata sessualmente e/o giudicata attraverso slut shaming (denigrazione della donna per la loro sessualità e utilizzo di nomignoli dispregiativi riguardanti la sfera sessuale, un uso spropositato di un meno velato ”poco di buono”.

L’odio machista contro le donne dello spettacolo

Questi commenti rivolti a Chiara Rabbi sono l’evidente ipocrisia del nostro paese che si veste i panni del finto perbenista piangente per l’ennesima vittima di femminicidio, ma che non è pronto a destrutturare i suoi stessi comportamenti che sono alla base della violenza contro le donne. Non è ancora avvenuta una regressione del linguaggio maschilista, anzi, dilaga sempre di più nei social media, sotto i post delle donne dello spettacolo.

L’abbiamo visto con Elodie, umiliata per la copertina del suo album Red Light, Chiara Ferragni criticata per non essere una buona madre”. L’influencer Antonella Fiordelisi riempita di insulti da chi dà manforte ad ex fidanzati che sfruttano la sua rilevanza social con atti diffamatori e ricatti emotivi per non scomparire nell’oblio della loro inutilità, Belen Rodriguez giudicata per la sua sfera relazionale e sessuale.

Potrei fare una lista infinita, ma è inutile spiegarvi che alla radice c’è semplicemente un voler portare avanti una cultura patriarcale, pronta a sessualizzare e denigrare sessualmente e moralmente le donne che non vengono apprezzate dallo spettatore. Cultura che va in contrapposizione con tutto quello che viene divulgato dagli stessi utenti il 25 novembre.

Samanta Santoro

Samanta Santoro, aspirante giornalista. Laurea triennale in Educatrice socio culturale. Iscritta alla magistrale in Comunicazione, Media digitali e Giornalismo. Appassionata di cronaca rosa, temi sociali, gender studies e psicologia. Amante del dare opinioni non richieste.

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