The Last of Us – Part 2: giorni di tormento in casa PlayStation e Naughty Dog

The Last of Us – Part 2 è l’atteso seguito di The Last of Us, uscito nel 2013 sull’amata PlayStation 3, vincitore di numerosi premi e considerato uno dei migliori giochi della storia videoludica.

Dopo il rinvio della data di uscita di questa seconda parte questo inverno (febbraio 2020), il gioco era stato rinviato nuovamente a causa del Coronovirus a data da destinarsi.

Negli ultimi giorni, però, un evento ha sconvolto tutti i piani della Sony, proprietaria del gioco, e di Naughty Dog, casa produttrice.

Stando a quanto risulta, un dipendente insoddisfatto ha divulgato, tramite dei video e dei post su alcuni siti web, tutti i punti cruciali della trama del gioco.

In seguito alla fuga di notizie, Sony ha precisato che questo “dipendente” in realtà non lavora per l’azienda, senza però rilasciare dichiarazioni sull’eventuale colpevole, annunciando che sono in corso ulteriori indagini.

Ma veniamo a noi.

Tutto questo parlare non ha fatto che anticipare la data di uscita del gioco, prevista ora ufficialmente per il 19 giugno.

Questa decisione è stata presa da Sony e da Naughty Dog, presumibilmente per far fronte alla montagna di critiche creatasi in seguito alla divulgazione degli spoiler.

Questi ultimi, infatti, sembra non siano stati accettati di buon grado dalla maggior parte della community videoludica, non tanto per la trama in se, quanto per le tematiche sociali e politiche trattate all’interno del videogioco.

Spieghiamoci meglio: gli spoiler pare contengano tutti gli snodi principali della trama, pieni di colpi di scena e risvolti inaspettati, ma l’attenzione di alcuni si è concentrata maggiormente sulla presenza di una setta religiosa, presumibilmente cristiana, che gioca il ruolo di antagonista, e sulla presenza, all’interno della storia, di tematiche LGBTQ.

Dopo le numerose critiche alle scelte narrative, che hanno scombussolato il mondo videoludico in questi giorni, il direttore esecutivo di The Last of Fast – Part 2 Neil Druckmann ha voluto rispondere con un post su Twitter, citando il frontman scomparso dei Nirvana, Kurt Cobain.

“A questo punto ho una richiesta per i nostri fan. Se qualcuno di voi odia in qualche modo gli omosessuali, le persone di colore diverso o le donne, fateci un favore, non venite ai nostri show e non acquistate i nostri dischi.”

Visti tutti questi problemi e tutte queste critiche, la domanda sorge spontanea: The Last of Us – Part 2 riuscirà ad bissare il successo del primo gioco, o è destinato all’oblio?

E inoltre, sarebbe giusto assecondare le richieste dei giocatori insoddisfatti, cambiando drasticamente la trama del gioco, e gettando all’aria anni di duro lavoro?

Non sarebbe meglio viversi prima l’esperienza di gioco, e dopo, eventualmente, criticarlo o elogiarlo?

Ai coraggiosi posteri, che hanno vissuto e vivranno questi giorni di attesa senza cedere agli spoiler, l’ardua sentenza.


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Scritto da Giuseppe Currado
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