Sarah Nile, il deprimente racconto, scegliere se essere madre o avere un lavoro, ecco cosa è successo
Sarah Nile, ex gieffina 37 enne, si sfoga duramente sui social dopo essere stata licenziata dopo 7 anni di lavoro, cinque mesi dopo la nascita della sua secondogenita Evah. Parlando sui social dice:
“E’ giusto essere obbligate a scegliere tra l’essere madre o la carriera?”.
Sarah Nile è sposata con Pierluigi Montuoro da cui ha avuto Noah, venuto al mondo il 9 aprile 2021 e Evah nata il 20 marzo 2023.
Per avere la possibilità di diventare madre, come moltissime donne, Sarah si è affidata alla procreazione assistita, la PMA.
La donna, adduce al fatto che dietro il suo licenziamento ci siano delle motivazioni, che se reali, farebbero rabbrividire qualsiasi donna nel 2023. Sarah infatti è convinta che sia proprio la sua decisione di voler diventare madre a portare alla fine della sua collaborazione lavorativa, avallata anche dal fatto, che aveva già sentito a quanto spiega di donne licenziate dopo essere divenute madri:
LO SFOGO DI SARAH
“Negli anni ho avuto la fortuna di lavorare in un contesto a me affine, di lavorare bene e con tanta passione. Sono passati 7 anni e ho amato tutto ciò che ho fatto ogni singolo minuto fino al 07/09/2023, giorno in cui una lettera di licenziamento, in tronco e senza preavviso, ha fatto scoppiare la bolla mentale che mi ero costruita. In tronco e con un generico “problemi economici” o almeno così dovrebbe sembrare perchè ci sono cose che non tornano”.
Ed ecco che Sarah espone la sua teoria:
“Non mi torna perchè prima di me è stata licenziata un’altra collega che aveva appena partorito. Non mi torna perchè a pochi giorni dalla raccomandata del 7 settembre anche un’altra collega è stata licenziata al terzo mese di gravidanza. E non mi torna soprattutto perchè ho ricevuto la comunicazione di licenziamento a soli 5 mesi dalla nascita della mia splendida Evah, a pochi giorni dal rientro dalle ferie, e beffa del destino, mentre ero in ospedale aspettando che il mio Noah si risvegliasse da una delicata operazione”
Sarah ha anche spiegato quanto ami il suo lavoro e le peripezie che ha dovuto affrontare per conciliare alla sua attività il ruolo di madre :
” Il lavoro che amo l’ho anteposto a tante cose, in primis a me stessa, alla gioia di vivermi un momento spensierato, a quel nono mese di gravidanza lavorato per interno e fino a due giorni prima del parto, ad una gravidanza lottata e sofferta, allo sconforto sempre nascosto col sorriso perchè c’erano i pazienti. Nonostante la testa pesante, il cuore a volte troppo carico di emozioni per tutto il percorso con la PMA. Eppure non è stato abbastanza. La mia dedizione si è scontrata con regole arcaiche dove la donna, madre e lavoratrice è un ossimoro, qualcosa che non può coesistere.”
Infine la triste conclusione :
“E così, come ho mascherato lo sconforto alla lunga lotta con la PMA, ho dovuto nascondere il buon esito della gravidanza, notizia che non ho sentita di poterla annunciare come e quando avrei voluto. Non sono qui a puntare il dito contro nessuno e cercare ragioni dove in questo momento non esistono, per quello ci sono luoghi preposti, aule di giustizia che sapranno scavare affondo.”
Il post viene dedicato a tutte quelle persone che l’hanno conosciuta e amata:
“Avrei voluto scrivervi uno ad uno. Ma successivamente alla lettera di licenziamento mi è stata sottratta la SIM aziendale, intimandomi di interrompere ogni tipo di contatto”.
Questa dinamica per la Nile è un chiaro modo per comprendere tutte quelle donne costrette per cause, non del tutto chiare, a lasciare i propri posti di lavoro e termina il suo racconto con una domanda:
“Può una donna essere licenziata perchè diventa madre?”.
In una società in cui si combatte per la parità di diritti di genere, in una società esposta continuamente a diatribe e posizioni contrastanti sul ruolo che ha una donna all’interno della società e su quali diritti, ancora tutt’oggi, le siano negati, si fa strada il pensiero che nonostante, quotidianamente, le donne si battano per far si che non vengano valutate in quanto donne ma in quanto aventi diritti egualitari, ci sia ancora radicata nelle menti di molti, quell’arcaico pregiudizio per cui una donna, in quanto tale, sia un peso e non un valore aggiunto per alcune aziende
LA DISPARITA’ DI TRATTAMENTO TRA UOMO E DONNA IN CAMPO LAVORATIVO
È noto a tanti, che a differenza degli uomini, alcuni datori di lavoro, facciano domande del tipo: “E’ sposata? Ha intenzione di sposarsi? Pensa di avere figli? Con quale scadenza?”, tutti quesiti abbastanza inutili per il lavoro per cui si c’è candidati e soprattutto lesivi nei confronti di chi li riceve.
Nel 2023 un essere umano non può ricevere simili domande o trattamenti, ciò che deve essere chiaro è che il lavoro, come sancito dall’Art. 4 della Costituzione Italia, è un sacrosanto diritto di ogni cittadino che non deve in alcuna maniera essere soggetto a discriminazioni o lesioni basate esclusivamente sul genere o sulle personali scelte familiari.
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