Barbie, l’esperienza femminile in una prospettiva maschile, il film di Greta Gerwig
Barbie, il nuovo film di Greta Gerwig sta facendo faville nel panorama cinematografico e come ogni cosa di successo, ha provocato delle critiche da parte di chi non ha saputo, a mio parere, dargli la giusta chiave di lettura. Il film non è un semplice manifesto femminista, come si potrebbe credere, ma è il capovolgimento di una realtà femminile, ancora oggi presente, rivisitata in una prospettiva maschile.
La narrazione di Barbie ha due sole strade percorribili di lettura: da una parte, valori di indipendenza femminile, un grido di libertà per la propria valorizzazione personale e lavorativa, ma fortemente intersecata a un’idea di perfezione –tossica– che avrà un risvolto positivo grazie a una donna del mondo degli umani, che con dei monologhi semplici ma d’impatto, evidenzia i tanti ruoli contrastanti a cui le donne, ancora oggi, sembrano dover ambire per poter rientrare a pieno titolo nelle aspettative della società.
La seconda chiave di lettura, invece, è la rappresentazione di due mondi paralleli, la nostra società e Barbie Land.
Quest’ultimo ci mostra come potrebbe essere una realtà utopica dominata prettamente dalle donne, dando vita a un’analogia con la nostra società patriarcale di qualche tempo fa.
Le Barbie hanno in mano il loro mondo, svolgono ogni tipo di lavoro, anche quelli considerati ‘’maschili’’ e lo fanno senza l’aiuto di un uomo. Nel contempo, Ken viene rappresentato come un’estensione di Barbie, rivisitazione al maschile di Eva, nata dalla costola di Adamo, perno fondante del retaggio patriarcale. La narrazione di Ken cambia nel corso della storia.
Il suo ingresso nella nostra società ha trasformato un’estensione in un protagonista, subendo un importante mutamento caratteriale, che rende ancora più evidente come la mascolinità tossica generi quei pattern relazionali errati. L’unico personaggio maschile che si è differenziato tra i tanti Ken, è Allan, la sua immagine si carica di un valore aggiunto per l’educazione emozionale di chi lo riconosce come l’unico uomo che ha saputo ribellarsi alla persuasione patriarcale riprodotta da Ken e legittimata da una dinamica gruppale maschile.
Oltre gli estremi dei movimenti sociali.
Barbie è un film che si tinge di rosa, ma il suo valore simbolico supera le diverse sfaccettature di genere, per la sua capacità di porre in risalto la bellezza della propria individualità. Il messaggio finale offre una visione oltre gli estremi del maschilismo – femminismo, è la mera ricerca del proprio posto nel mondo come persona valida nella propria soggettività, oltre la disparità di genere. Barbie Land personifica alcuni aspetti dell’esperienza femminile nella nostra società in una prospettiva maschile, affinché educhi coloro che lo guardano ad abbracciare la parità di genere.
Vale davvero la pena guardarlo. Cosa ne pensate?
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