SanPa, il confine labile tra male e bene (RECENSIONE)

“Quanto male sei disposto a tollerare perché venga fatto del bene?”

È questa la domanda che ci accompagna in tutte e 5 le puntate della docuserie Netflix SanPa, realizzata dalla casa di produzione 42 di Gianluca Neri, che l’ha scritta insieme a Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli per la regia di Cosima Spender.

Siamo nell’Italia degli anni 80, gli anni delle lotte politiche, dei ragazzi in strada, dell’eroina, di una società senza valori.
In quegli anni deliranti, con uno Stato assente, le istituzioni vacillanti, la droga e genitori disperati, si fa spazio la figura di Vincenzo Muccioli.
È dalla casa di campagna di quest’ultimo che nasce la cooperativa di San Patrignano con l’obiettivo principale di aiutare i ragazzi tossicodipendenti.

San Patrignano diventa così il luogo di rinascita per molte persone ormai messe ai margini dalla società, e Muccioli il punto di riferimento di questi ragazzi e delle loro famiglie.

Da subito non fa mistero di ricorrere alle manieri forti se necessario (qualche schiaffone, “se c’è da trattenervi io vi trattengo”, diceva) pur di portare questi ragazzi alla disintossicazione.
La tipica figura di padre-padrone insomma, ma anche di salvatore di una generazione perduta, un leone che combatteva l’incubo della droga, una leggenda agli occhi della gente, con il suo fare magnetico, il suo vocione e il fisico imponente.

Una figura controversa, un uomo dalle tante facce: carismatico, paterno, autoritario, innamorato del potere e della fama.
Fama e potere che non tardano ad arrivare, soprattutto grazie all’insolito approccio di Muccioli, il quale gestiva tutto da solo, senza l’aiuto di psicologi, personale medico e farmaci, instaurando un forte legame con i ragazzi.
Una sorta di nucleo familiare, lui il pater familia, burbero ma affettuoso che non chiedeva soldi ma fedeltà assoluta, duro lavoro e dedizione, e gli ospiti della comunità i suoi numerosi figli.

In pochi anni San Patrignano attira l’attenzione dell’intero Paese, dei media e anche di importanti finanziatori, su tutti Gian Marco Moratti, il quale ne rimane talmente colpito da sposarne a pieno la causa arrivando a versare diversi milioni.

San Patrignano, però, non era solo sorrisi, giornate al sole e corse nei campi con i cavalli, era anche ingiustizie, violenze e dolore, perché la verità non è sempre solo bianca o nera.

SanPa racconta i lati oscuri e la crudezza di quel posto: le celle di isolamento, le catene, le umiliazioni, le punizioni per chi non sottostava alle regole, i processi, i suicidi e l’omicidio Maranzano.

Questa serie è un lavoro meraviglioso e necessario per conoscere questo capitolo di storia italiana, una storia ambigua dove bene e male si intrecciano, con al centro una figura gigantesca, quella di Vincenzo Muccioli, raccontata dalle testimonianze di chi San Patrignano, in quegli anni, lo ha vissuto sulla sua pelle.

Dopo aver visto SanPa non riesci a pensare ad altro.
Ognuno si fa una sua idea, una sua personale visione, ma i dubbi e le domande iniziali rimangono.
Quello di cui siamo certi è che la verità non è mai una sola.

 

 

 

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Scritto da Giuseppe Currado
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