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Rosalinda Cannavò e l’affare Ares: “Ho paura mi possa succedere qualcosa”

Rosalinda Cannavò è tornata a parlare dell’Ares gate, l’attrice siciliana durante la sua esperienza nella casa del Grande Fratello Vip aveva scoperchiato la pentola su quanto di anomalo accadesse nella società di produzione di Alberto Tarallo, la Ares appunto, che avrebbe portato al presunto suicidio del compagno di Tarallo, Teodosio Losito. La Cannavò ha sempre parlato della vicenda parlando della Ares come una vera e propria setta in cui gli attori sottoposti a contratto erano costretti a cambiare il proprio nome ad abbassarsi l’età di due anni e a simulare relazioni sentimentali tra loro da dare in pasto ai giornali.

Rivelazioni shockkanti  che hanno indotto la magistratura ad aprire un’inchiesta e ad iscrivere il nome di Tarallo tra gli indagati per la morte di Losito e gli attori che facevano parte della Ares tra le persone informate sui fatti che verranno ascoltate dai giudici. Ospite de “Il Bianco e il Nero” su Live Now, la ex gieffina ed ex attrice di punta della Ares, ha parlato di quegli anni e di quelli immediatamente successivi all’uscita dal gruppo, non nascondendo che a fronte delle dichiarazioni rilasciate, tema possa accaderle qualcosa.

“Quando mi sono avvicinata a quel contesto mi sono stati cambiati il nome e l’età. – ha dichiarato l’attrice- una sorta di cambio di identità. Non dovevo dire quanti anni avessi, ma darmene due in meno perché ero già vecchia per il contesto spettacolo. Dopo i 25 anni sarei stata vecchia, pensavo che a partire da quel momento non avrei più lavorato”.

L’ attrice ha parlato dei sette anni trascorsi nel gruppo di Tarallo come i più difficili della sua vita e come alla fine abbia trovato la forza di uscirne definitivamente, benchè ogni volta che provasse a fuggire da quella situazione ci fosse una forza che la riportasse indietro, come se avesse subito un lavaggio del cervello.

Il mio allontanamento è stato volontario, quando sono andata via c’era anche una proposta di lavoro. Se avessi voluto continuare a lavorare, sarei rimasta. Sono andata definitivamente via qualche giorno dopo la morte di Teo – ha raccontato – ho preso le mie cose di nascosto dalla dependance in cui vivevo, ho caricato la mia auto e sono andata via. Non so spiegare il meccanismo, forse era una dipendenza. Ogni volta che tornavo giù  in Sicilia, dovevo rientrare lì. Quando ne sono uscita, all’inizio ho perso tutto ma il periodo in cui ho iniziato a fare lavori normali, è stato il più bello della mia vita. Ho cominciato a conoscere persone e a parlarci esprimendo le mie idee”.

Ha raccontato anche di quanto sia stato difficile vuotare il sacco e raccontare tutto “Io porto avanti la mia verità, anche se ho paura e non volevo inizialmente venire qui. Ho paura di tornare a casa, sono mesi che vivo con questa ansia. Temo che mi possa succedere qualcosa”.

Ogni volta che la Cannavò parla di questa vicenda, la medesima assume toni sempre più inquietanti, probabilmente l’attrice solo in questi mesi successivi all’uscita dalla casa di Cinecittà, si è resa conto del clamore che ha suscitato questa vicenda e quanto sia difficile portare su di sè il ricordo di quegli anni, soprattutto la responsabilità di avere lei gettato per prima il sospetto che la morte di Losito non fosse un suicidio. Avere il coraggio di denunciare porta anche a questo, sollievo, ma nello stesso tempo paura per le conseguenze.

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Giuseppe Scuccimarri
Giuseppe Scuccimarri
Giuseppe Scuccimarri, classe 1969, esperto di televisione e cronaca rosa con interessi anche per l'attualità e la politica nazionale e internazionale. Autore della commedia "Il delitto di Lord Arthur Savile" (2002) e del musical "La vita è una splendida canzone" (2014), ghostwriter per diversi autori e paroliere, amante della scrittura e della letteratura italiana e straniera.

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