Pino Insegno, “Il mercante in fiera” è un flop, programma obsoleto e un conduttore che non è mai stato un trascinatore, si va verso una clamorosa chiusura?
Erano altissime le aspettative sul ritorno in TV di Pino Insegno, alla conduzione, nel preserale di Raidue, del gioco “Il Mercante in fiera”.
L’ex componente della “Premiata Ditta”, il quartetto comico formato oltre che da Pino Insegno, anche da Roberto Ciufoli, Tiziana Foschi e Francesca Draghetti, vuoi perché doveva sfatare le voci di un suo essere in qualche modo “raccomandato” dagli amici del Governo, viste le sue “simpatie” non troppo celate, vuoi perché era stato chiamato a sostituire, per ragioni incomprensibili, Flavio Insinna nella conduzione de “L’Eredità”, queste aspettative le ha disattese.
Non staremo qui a sciorinare numeri e statistiche, basti, però, pensare che il telefilm americano “Castle”, andato in onda fino a venerdì scorso, nella stessa fascia oraria, di cui non riusciamo neanche più a contare le repliche trasmesse, ha ottenuto risultati migliori.
Cosa non ha funzionato? Aldo Grasso, sulle pagine del Corriere della Sera, ha motivato questa clamorosa debacle in poche parole:
“Gli hanno rifilato un programma che più vecchio non si può (era il 1996 quando Jocelyn inaugurava il format su Telemontecarlo). Invariato il meccanismo, costituito da tre fasi di gioco chiamate rispettivamente le trattative, il duello e la finale. Cambiano solo le carte, sottoposte a un “processo di attualizzazione”. A proposito di sentimenti, nonostante i molti e melliflui sorrisi, Pino Insegno non riesce ad avere un rapporto empatico né con il mezzo né con il pubblico. Sarà che il format è vecchio e funziona così così, ma lui pare estraneo, presenta senza entusiasmo, non riesce a nascondere un’aria un po’ rassegnata, nemmeno quando tenta qualche battuta”.
Abbiamo da tempo imparato a convivere con le logiche dello spettacolo, soprattutto quelle della televisione di Stato, in termini di scelte legate non alla qualità dell’offerta o alla bravura di un personaggio, ma alle simpatie o alle antipatie del Palazzo; in questo caso, però, a prescindere da tutto, facciamo fatica a capire perché affidare una fascia così importante del palinsesto di una rete ad un conduttore, che, con tutto il rispetto, nemmeno nel momento di maggior successo, si era distinto per essere un “trascinatore di folle”.
Raidue correrà ai ripari? Il programma certo non offre molti margini di manovra ma staremo a vedere.
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