Maurizio Sarri e la Juventus: la storia di un amore mai nato

di Lorenzo Porcini

Pubblicato il 2020-08-08

Sarri e la Juve si sono lasciati, anche se un po’ c’era da aspettarselo: uno Scudetto vinto a fatica, più per demeriti altrui che per meriti propri, due finali perse e un’eliminazione dalla Champions League contro un avversario abbordabile. La storia dell’allenatore toscano con il club piemontese non è mai sbocciata e si è conclusa …

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Sarri e la Juve si sono lasciati, anche se un po’ c’era da aspettarselo: uno Scudetto vinto a fatica, più per demeriti altrui che per meriti propri, due finali perse e un’eliminazione dalla Champions League contro un avversario abbordabile. La storia dell’allenatore toscano con il club piemontese non è mai sbocciata e si è conclusa con l’esonero dopo solamente una stagione. Ma cosa non ha veramente funzionato tra Sarri e la Juve?

Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro a quando, la scorsa estate, Sarri fu ingaggiato dalla Juventus per sostituire Massimiliano Allegri. A volerlo fortemente sulla panchina del club bianconero erano stati soprattutto Nedved e Paratici, i principali fautori di un’ipotetica “rivoluzione” in casa Juve, mentre invece è risaputo che Andrea Agnelli volesse continuare con il tecnico livornese.

In più, le voci su un possibile approdo di Guardiola avevano fatto illudere i tifosi. Quindi, Sarri arrivava a Torino come “piano B”, non era la prima scelta del presidente e, inoltre, i tifosi non gli hanno mai perdonato i discorsi sul palazzo e sul fatturato che egli stesso faceva quando sedeva sulla panchina del Napoli.

Ma Sarri è un allenatore diverso da Max Allegri ed era stato preso appunto perché riesce a far esprimere alle sue squadre il famoso “bel gioco”. Ma questa celebre corrente estetica del calcio non si è mai sposata con gli ideali storici della Juventus, dove appunto “vincere e l’unica cosa che conta”. Infatti, quest’anno la Juventus ha giocato bene solo qualche partita e il bel gioco si è visto a sprazzi. La maggior parte delle partite sono state vinte grazie a giocate individuali dei fuoriclasse e, sia a centrocampo che in difesa, i problemi sono stati evidenti. Mai così tanti gol presi in campionato (43) negli ultimi anni e mai così tante rimonte subite.

Per tutto l’arco della stagione, si ha avuto la sensazione che i giocatori non riuscissero a “capire” veramente la filosofia di gioco del tecnico toscano e questo è testimoniato anche da qualche dichiarazione che lo stesso Sarri ha utilizzato in alcune conferenze stampa. Ad esempio, nel post di Verona-Juve, dichiarò “Spero che qualcuno mi aiuti” oppure dopo la finale di Coppa Italia disse che non era stato solo lui a decidere la formazione della partita.

Anche se Maurizio Sarri qualcosa di positivo lo ha fatto vedere: si è vista la sua mano su Paulo Dybala che, rispetto all’ultima stagione con Allegri, è nettamente migliorato agendo anche in una zona di campo diversa e più avanzata; anche la nuova posizione di terzino di Cuadrado è stata una scelta azzeccata, visto che il colombiano ha disputato la miglior stagione da quando è a Torino. Ma tutto ciò si è rivelato insufficiente, almeno per la società, che però non è del tutto esente da colpe.

 

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Lorenzo Porcini

Fondatore e Social Manager di MondoTV24. Gestisco la parte editoriale e social del sito.

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