Il Natale (e di conseguenza le limitrofe ricorrenze), si sa, è la festività più sentita e armoniosa dell’anno. Per la maggior parte delle persone, infatti, rappresenta un motivo di riunione e serenità.
A prescindere dalla fede religiosa, che dovrebbe rappresentare il motivo principale per cui si festeggia. Il cenone della vigilia di Natale e il pranzo del 25 hanno sempre visto come protagonista, almeno per i più tradizionalisti, l’infinita tavolata con parenti di ogni genere: dagli zii/zie sconosciuti agli innumerevoli cugini.
Fino poi ad arrivare a tutti i figli e parenti di ognuno di loro. Insomma, per alcuni le festività natalizie erano un motivo di turbamento (seppur superficiale, ovviamente) in cui si doveva partecipare a cene/pranzi da oltre 5000 calorie. Poi, ovviamente, ci sono altri che hanno sempre passato il Natale in maniera molto sobria, senza imbandire Infiniti banchetti.
E poi, purtroppo, c’è la gente che non lo festeggia. O meglio che non può, oppure non riesce. Penso a chi è in ospedale con un male e a chi è costretto a combattere il virus nelle terapie intensive/sub-intensive (ed è a tutti loro che deve andare ogni preghiera). Ma anche al personale sanitario e alle forze dell’ordine, senza escludere tutti gli altri lavoratori costretti a stare in attività.
Quest’anno, però, per forza di cose bisognerà limitare tanto la “dose”. Bisognerà fare dei sacrifici, perché la situazione là fuori non è delle migliori. E, se si creasse un liberi tutti, peggiorerebbe notevolmente ancora di più. Questa raccomandazione non deve essere vista come una solita predica che ci si augura si tenga in mente. Vanno rispettate delle regole e si farà. Sperando che i “trasgressivi” (che, parliamoci chiaro, ci saranno) siano meno possibili, senza possibilmente causare danni.
Le polemiche e perplessità, però, ci sono. Soprattutto dalla politica-politicante e – lì capirei anche – da tutti coloro penalizzati dai provvedimenti: il Dpcm “natalizio”, infatti, ha vietato durante il 24,25,26,31,1 quasi ogni tipo di spostamento, salvo ovviamente per comprovate esigenze. Sarà vietato passare da regione a regione (nonostante la maggior parte saranno gialle) e trasferirsi nei comuni circostanti e non.
Forse (anzi sicuramente) questa è la decisione più contestata. Effettivamente è dura e si potrebbe anche criticare fortemente, se però ci si scordasse che siamo in totale pandemia mondiale e che non ci vuole niente a far aumentare il numero dei contagi come se non ci fosse un domani.
Poi c’è la categoria degli sciatori e maestri di sci. Nulla contro questo sport/hobby e chi lo pratica, ci mancherebbe. Ma in questi giorni alcuni di loro hanno e stando dando il peggio di sé con minacce, insulti di alcun tipo e brontolii continui e asfissianti. Confermare la decisione della chiusura degli impianti sciistici è stata sacrosanta; considerando che non è tanto lo sport praticato ad personam, quanto tutto il resto. E quindi allo stare nelle baite, negli impianti e hotel. C’è tutto un procedimento e una rete di continui contatti intorno.
Anche i maggiori esperti, come Andrea Crisanti, confermano l’utilità di tale decisione. “Si parla di sci con 600 e più morti al giorno. Non siamo persone normali”, ha dichiarato il direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova. Questo tira e molla sulla possibilità di andare a sciare avrebbe potuto evocare alcune immagini della passata estate, in cui proprietari di locali e discoteche reclamavano aperture andando di fatto incontro a un disastro annunciato.
Che abbiamo e stiamo pagando adesso. E poi, di andare a sciare si parla con le terapie intensive affollate e più di 20mila contagi quotidiani. Per non parlare dell’alto numero dei morti, che calerà non prima di un paio di settimane. Verrebbe quindi da dirgli: calmatevi. Parlando delle cose che si possono fare, si può andare a fare shopping fino alle 21; così come alcuni bar e ristoranti rimarranno aperti, anche se per pochissimo. Il “coprifuoco”, inoltre, viene confermato alle 22 in tutta Italia. E anche la messa di Natale verrà svolta 2 ore prima della mezzanotte.
Dunque, scelte quasi draconiane (a patto che si rispettino) e per certi versi uniche: quando mai abbiamo passato e passeremo un Natale in questo modo? Ecco quindi che tutto ciò deve far pensare a questo: “Io faccio parte dell’80% degli italiani che sono d’accordo con le restrizioni durante le festività natalizie, perché voglio che il Natale 2021 venga festeggiato da tutti i miei parenti” (cit.). Se la pensassimo tutti così, non sarebbe male.
ARTICOLO IN COLLABORAZIONE CON LA PAGINA INSTAGRAM: ilblog_della_verità
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