Delia (Cortellesi) è sposata con Ivano (Valerio Mastrandrea). Hanno tre figli e la sua vita ruota attorno ai due ruoli che le identificano: madre e moglie. Girato in bianco e nero, C’è ancora domani è ambientato in un momento storico particolare, ovvero nella seconda metà degli Anni 40, a Roma. La seconda guerra mondiale si è da poco conclusa e la città eterna prova a buttarsi alle spalle l’orrore di quel periodo. A casa di Delia, però, non si avvertono segnali di miglioramento. Ivano è burbero, despota, guadagna poche lire e riversa la sua frustrazione insultando e picchiando la moglie. L’unica persona per cui nutra ammirazione è il padre, il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli). Non è un uomo tenero e affettuoso, ma altrettanto aggressivo come il figlio. E a Delia spetta il compito di prendersene cura. Delia è una donna semplice, senza grandi aspirazioni e si augura soltanto che la figlia sia felice. Invece, un giorno riceve una lettera misteriosa. È il momento in cui trova il coraggio per prendere una direzione inaspettata e disegnare un futuro migliore di quello a cui è destinata.
Il commento di Giulia Salemi
Il film della Cortellesi: “C’è ancora domani” è un film che parla di violenza di genere e arriva dritto al cuore delle persone con la sua semplicità ma anche crudeltà. La protagonista, designata fin dalla prima scena come vittima sacrificale di un marito despota e violento, contorna la sua vita di resilienza e pazienza, riconducibili all’epoca in cui viene raccontata la sua storia. Anche Giulia Salemi ha voluto commentare il film della Cortellesi con un post su X in cui scrive:
”Allora, ieri sera ho visto il film di Paola Cortellesi e capisco perché è campione d’incassi.
Lezione di vita!
Che orrore pensare che solo pochi decenni fa questa era la nostra società… Questi film servono a far riflettere e far prendere coscienza a tutti di cosa sia una società patriarcale dove la libertà della donna non era un diritto né una possibilità di scelta. Riflettere per non ricommettere gli stessi errori e visto l’andamento degli ultimi anni, forse questo film andrebbe proiettato nelle scuole medie.
La chiave, leggermente ironica, l’interpretazione magistrale della Cortellesi e di tutto il cast, insieme al romanesco ha reso il tutto davvero scorrevole accattivante e brillante e pur essendo un film in bianco nero, l’attenzione rimane altissima dall’inizio alla fine.
Sapere che così tante persone lo stanno guardando da speranza anche ad una generazione che cresce a balletti su tiktok (prometto su Paola Cortellesi di non farne più 😇)”
In un periodo storico in cui si combatte fortemente ancora l’ancestrale e radicato sentimento patriarcale, il film della Cortellesi s’identifica come un manifesto attraverso cui, l’intangibile diventa tangibile e la sottomissione e la violenza vengono rappresentate a pieno schermo a tutto il mondo. Il dolore delle donne dell’epoca è lo stesso che ancora tutt’oggi molte donne vivono. Il film della Cortellesi induce ogni spettatore/spettatrice del suo film a porsi dei quesiti e togliere finalmente quel velo di omertà che risulta più attuale che mai.
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