È Virginia Raffaele la protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, la performer si racconta in “Luna park Raffaele”, in onda martedì 18 ottobre alle 21 su Sky TG24 (in replica sabato 22 alle 21 e domenica 23 alle 15) e sempre disponibile On Demand. Unica nel suo genere, nata da nonni circensi e genitori giostrai, arriva al cinema passando dal teatro e dalla radio, quindi la tv, le imitazioni e gli inizi da stuntwoman.
Dopo l’eccezionale accoglienza di critica e di pubblico ricevuta nella prima stagione, Virginia Raffaele, riparte a fine mese con la tournée teatrale del suo “Samusà” (“che nel gergo dei giostrai significa “fai silenzio””), spettacolo che così tanto racchiude della sua arte e anche della sua vita. “E’ autobiografico all’80% – ha spiegato -. Parte dal luogo dove sono cresciuta, il luna park dell’Eur di Roma, Luneur, che è stato chiuso un po’ di anni fa. Le giostre me le hanno portate via ma in realtà le ho dentro di me: è come se fossi una giostra vivente, perché si può fare una performance cantata, ballata o recitata. E’ come portare tutte le persone che vengono a vedere lo spettacolo dentro un luna park. Nel luna park passi da una giostra all’altra senza soluzione di causa e nello spettacolo cerco di ricreare le emozioni che si possono provare lì”.
A breve sarà anche nelle sale con il film di Fabio De Luigi “Tre di troppo”, distribuito da Warner Bros. Pictures: “Il film parla di una coppia molto solida tra loro: si divertono, vanno a ballare, giocano, insomma una coppia molto divertente e divertita dalla vita. Non hanno figli, quindi massimo tempo libero, hanno due lavori fantastici, ma tutti i loro amici hanno dei figli e loro sono un po’ scocciati da questo e non capiscono perché due si devono sposare e debbono fare dei figli per forza. Poi ad un certo punto succede qualcosa di magico, di particolare che ribalterà la loro realtà”.
La chiacchierata di 40 minuti, dai tratti ironici, ripercorre alcune delle tappe fondamentali della vita e della carriera di Virginia Raffaele. Partendo proprio dalle sue radici:
“Mia nonna era un po’ bizzarra, era circense, lei era acrobata, cavallerizza e poi i miei zii, che erano i suoi fratelli, facevano acrobazie mano a mano ed erano dei clown. Per me è bellissimo”. Virginia da piccola era “una bambina nerd. Un po’ particolare perché ero già un po’ buffa”.
A scuola era: “Brava, intelligente, sveglia ma può fare di più. Un grande classico”. E tra la scuola e il teatro, per una casualità del destino ha prediletto il secondo: “Ho fatto il liceo artistico, poi dovevo scegliere se fare teatro o proseguire gli studi e sono stata chiamata dal teatro. Quel giorno mi ricordo che volevo andare all’accademia di belle arti, indirizzo scenografia, e poi il pomeriggio mi arrivò una telefonata per andare a fare uno spettacolo. All’Accademia c’era l’obbligo di frequenza ed è stato proprio uno sliding doors”.
Quindi i suoi miti, Monica Vitti: “Una delle più belle in assoluto che poteva coprire più ruoli: andava dal comico, al grottesco, al drammatico. Un grande esempio”. E Gigi Proietti: “Proietti era proprio il cuore”. Da ragazzina “avevo due poster in camera, uno di Dylan di Beverly Hills e l’altro di Proietti. Un po’ strano, no? Però Proietti è sempre stato il mio faro”. Quindi le sue straordinarie imitazioni: dalla Fracci (“Una donna intelligente, che ha fatto la storia”) alla Vanoni (“Con Ornella si è creato un bel rapporto, molto divertente.
Tanto che qualche anno fa mi chiese se andavamo in vacanza insieme a Formentera. Che a pensarci così potrebbe essere un format, io e la Vanoni a Formentera. Secondo me ho perso un’occasione”). Agli esordi fu anche stuntwoman: “Sì, la stuntwoman più paurosa del mondo peraltro.
Ma per iniziare a frequentare lo spettacolo, il cinema etc etc.. ho iniziato con la comparsa, il generico, la controfigura e poi a un certo punto ho fatto anche la stunt in varie situazioni. Ad esempio una in cui io ho fatto proprio la controfigura era in “Body guards” di Neri Parenti”.
Divertimento ma anche una nota di malinconia, come si nota con i personaggi di Giorgia Maura e della signora anziana che si vede nello spettacolo: “Sì, la solitudine è una tematica sulla quale si può piangere o ridere a seconda di come la poni”. Se c’è qualcuno che la fa ridere veramente sono: “Mio padre, Corrado Guzzanti e Nino Frassica” e tra i suoi pregi c’è “l’empatia”.
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