SCHIANTO Star in the Star, solo l’11% di share e l’evidenza di un programma doppione

di Giuseppe Scuccimarri

Pubblicato il 2021-09-17

Ci si potrebbe appellare al fatto che il format sia stato “gambizzato” prima ancora di nascere, che se ne sia parlato già da luglio quando Mediaset ne aveva trionfalisticamente annunciato l’acquisizione, come un programma che strizzava l’occhio troppo da vicino a due format della concorrenza, fatto sta che Star in the Star già dalle prime …

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Ci si potrebbe appellare al fatto che il format sia stato “gambizzato” prima ancora di nascere, che se ne sia parlato già da luglio quando Mediaset ne aveva trionfalisticamente annunciato l’acquisizione, come un programma che strizzava l’occhio troppo da vicino a due format della concorrenza, fatto sta che Star in the Star già dalle prime battute non ha convinto e le critiche piovute sui social durante la messa in onda ne sono la dimostrazione. Di fatto il meccanismo era chiaro, come chiaro era il fatto che fosse quasi un clone, ma che addirittura anche le voci dei cantanti fossero in playback non lo aveva capito nessuno. Star in the Star non è altro che uno scimmiottamento quasi grottesco di star della musica, un Tik Tok portato in televisione con scarsi risultati e dove gruppi di fans sono  chiamati a votare e a esprimersi su tutti tranne che sul loro beniamino.

Ad onor del vero il format non ha funzionato in mezza Europa, in Germania è stato sospeso addirittura dopo la seconda puntata, in Olanda è sparito improvvisamente dai palinsesti dopo poche settimane, il sentore che Mediaset abbia cercato qualcosa di simile a “Il Cantante Mascherato” e a “Tale e Quale Show” è più che evidente, come anche non si spiegano i motivi per cui sia stato acquistato dal Biscione un format che non ha funzionato in mezza Europa. E il flop che era nell’aria non si è fatto attendere ed ha assunto connotati devastanti, meno di due milioni di telespettatori ed un disastro come l’11% di share, neanche la D’Urso era arrivata a tanto fermandosi al 12%.

Cosa accadrà adesso? A Star in the Star verrà data un’altra possibilità o sparirà improvvisamente dai palinsesti? Davanti ad un 11% non c’è attenuante che tenga, il pubblico televisivo si è sentito preso in giro e ha bocciato pesantemente il format, non sono bastate la buona volontà della Blasi che ha ballato la sigla di apertura, forse la cosa più interessante dello show e in varie interviste ha difeso il suo programma dicendo che le offerte in TV possono anche essere simili, ma è l’impronta che ne dà il conduttore a renderli diversi. Vero in parte, il conduttore può anche tirar fuori il meglio con gli ingredienti che ha a disposizione, ma se gli stessi ingredienti sono stati usati per anni altrove si corre il rischio che chi debba assorbirli ne sia ormai saturo e scappi via per evitare una indigestione.

Tra l’altro Ilary non puoi ingabbiarla in una conduzione istituzionale stile Sanremo, la conduttrice il meglio di sè lo offre con la sua spontaneità, con il frasario romano che ogni tanto le scappa e quando soprattutto ha una spalla con cui dialogare e prendersi in giro, la sua scelta di tuffarsi in un programma del genere appare coraggiosa quanto autolesionista e il fatto stesso che personaggi come Hunziker, Cuccarini e Bonolis avessero rifiutato la conduzione del format avrebbe dovuto farla riflettere. Capiamo che le sfide possano piacere ma partire per la guerra con le fionde mentre gli avversari hanno le bombe a mano appare eccessivo.

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Giuseppe Scuccimarri

Giuseppe Scuccimarri, classe 1969, esperto di televisione e cronaca rosa con interessi anche per l'attualità e la politica nazionale e internazionale. Autore della commedia "Il delitto di Lord Arthur Savile" (2002) e del musical "La vita è una splendida canzone" (2014), ghostwriter per diversi autori e paroliere, amante della scrittura e della letteratura italiana e straniera.

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