LiberEco: Vademecum sul controverso caso di Yara Gambirasio
Chi è Yara?
La vicenda si sussegue in Lombardia, all’epoca dei fatti Yara Gambirasio aveva 13 anni e viveva coi suoi genitori a Brembate di sopra. Yara ha due genitori, Maura e Fulvio Gambirasio.
Il giorno della scomparsa
Venerdì 26 novembre alle ore 17:15 Yara uscì di casa per andare in palestra, per portare uno stereo e fare ritorno a casa entro le 19. Intorno alle 17:30 arriva alla palestra e riparte alle 18:40 verso casa.
Le prime operazioni
Il magistrato Letizia Ruggeri invia sul posto un’unità cinofila, i cani evidenziano come obbiettivo: Mapello dove si era agganciato anche la cellula telefonica della ragazza alle 18:49
Le indagini
Tra i cellulari intercettati vi è quello di un uomo Marocchino di nome: Mohamed Fikri, ma le accuse su di lui decadono per inconsistenza di prove.
Il ritrovamento
Nel pomeriggio del 26 febbraio 2011, grazie ad Ilario Scotti a Chignolo D’isola venne ritrovato il corpo di Yara. Ruggeri riconobbe il bomber nero con elastico in vita. Gli investigatori ritrovarono anche un I-pod, le chiavi di casa, una scheda SIM e la batteria di un telefono LG, il telefono però risultava mancante.
Autopsia
L’autopsia svolta dal patologo forense: Cristina Cattaneo, evidenziò tracce di calce e di liuta sui vestiti. Yara aveva subito lesioni multiple. La giovane era morta letteralmente di freddo. La squadra forense recuperò due campioni di DNA, uno maschile definito: Ignoto uno. Ruggeri aveva deciso di suddividere i compiti da svolgere: la polizia prelevava campioni di DNA, mentre i carabinieri visionavano tabulati telefonici. Vicino alla zona dove era stato trovato il corpo di Yara, c’era una discoteca chiamata: “sabbie mobili”. Nella primavera del 2011, gli investigatori decisero di prelevare campioni di DNA fuori dal club.
Chi è ignoto uno?
Grazie a questo sistema di riconoscimento, un campione prelevato da “sabbie mobili” risultò somigliante a quello di ignoto uno. Il DNA, apparteneva a: Damiano Guerinoni, l’uomo venne subito escluso come sospetto, poiché si trovava in Sud America il giorno della scomparsa di Yara. Ma i genetisti si convinsero che si trattasse di un parente stretto dell’assassino, scoprendo che la madre di Damiano, Aurora Zanni, aveva lavorato per 10 anni in casa Gambirasio.
La famiglia Guerinoni
Il padre di Damiano Guerinoni aveva un fratello, Giuseppe, morto nel 1999, gli investigatori fecero visita alla vedevo di Giuseppe, nel settembre del 2011, chiedendole un campione del DNA del marito defunto. La moglie fornì 2 lettere, la scientifica prelevò da esse due timbri che il Guerinoni aveva leccato. I risultati dei test decretarono che Giuseppe Guerinoni fosse il padre di Ignoto uno. Per identificare Ignoto Uno i genitori di Yara assunsero il proprio esperto un genetista freelance. La riesumazione del Guerinoni avvenne il 7 marzo del 2013. Era oramai assolutamente certo che Guerinoni fosse il padre di Ignoto 1.
Il nome della madre di Ignoto 1
È soltanto nel giugno del 2014 venne fuori, grazie al maresciallo Mocerino, il nome di: Ester Arzuffi. Nel 1966 a 19 anni aveva sposato Giovanni Bossetti. Durante quegli anni lavorava nella fabbrica tessile a pochi km di distanza a Villadogna e prendeva l’autobus, autobus guidato proprio dal Guerinoni. Il team della Ruggeri immediatamente verificò i campioni di DNA in possesso scoprendo che Ester Arzuffi era la madre di Ignoto uno.
Massimo Giuseppe Bossetti
Massimo nel 2014 aveva 42 anni, era un muratore sposato con tre figli, e viveva Mapello. Il 15 giugno 2014 grazie al finto posto di blocco si concluse che il DNA di ignoto uno corrispondeva a quello di Bossetti. Il 16 giugno, venne arrestato e accusato dell’omicidio di Yara.
Le dichiarazioni
Il 19 giugno, Massimo, accettò di rispondere alle domande della GIP: Ezia Maccora, durante l’interrogatorio di garanzia, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere e fornì al giudice la sua verità:
“sono innocente! Non sono stato io, sono innocente! La sera del delitto di Yara Gambirasio, ero a casa. Il mio cellulare era spento perchè era scarico! Si sono sbagliati, sono un padre, ho 3 bambini ed uno di loro ha 13 anni, la stessa età di Yara. […]”.
Cosa si è scoperto?
Era solito passare vicino la casa di Yara. Nella cronologia del suo computer vi erano parole aventi una chiara attrazione verso le ragazze pubescenti molto simili a Yara e la cronaca nera, nata solo nei primi mesi del 2011. I registri richiesti all’operatore telefonico dell’uomo, suggerivano che il suo telefono fosse presente a Brembate la sera della scomparsa di Yara.
La condanna
Il 1 luglio 2016 la corte d’Assise di Bergamo condanna Massimo Giuseppe Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Massimo e i suoi avvocati, fanno appello alla decisione del giudice e il processo d’appello inizia il 30 giugno 2017, ma il 17 luglio dello stesso anno la corte d’appello di Brescia conferma la sentenza di primo grado, giudicando l’imputato colpevole e condannandolo all’ergastolo. Il 12 ottobre 2018 la corte di cassazione conferma la condanna all’ergastolo di Bossetti. Il 3 giugno 2021 tutte le istanze precedentemente presentate dagli avvocati di Massimo Bossetti furono rigettate dalla corte di Assise di Bergamo.
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