Isola senza pace, anche Edoardo Tavassi infortunato, permanenza a rischio, ecco cosa è successo

Abbiamo ampiamente scritto di quanto un prolungamento in un reality di sopravvivenza sia quanto mai inopportuno e rischi di alterarne irrimediabilmente sia le dinamiche che il racconto. Già la rinuncia al proseguimento di due personaggi cardine come Alessandro Iannoni e Guendalina Tavassi ha dato una spallata alla veridicità del reality che ha perso due probabili finalisti, poi gli abbandoni per guai fisici di Roger Balduino e Marco Cucolo, hanno tolto al racconto altri due protagonisti e come se non bastasse a completare un quadro già di per sè preoccupante, il ricovero in infermeria di Nicolas Vaporidis, proclamato finalista nella puntata di lunedì, ma che ancora non si è in grado di capire se potrà riprendere il gioco, oggi poi l’ennesima tegola, un infortunio che a prima vista è sembrato gravissimo a Edoardo Tavassi.

Tutto è accaduto durante una prova ricompensa, i naufraghi avrebbero dovuto raggiungere a nuoto una barca per aggiudicarsi un pollo con le patate, il fratello di Guendalina è riuscito nell’impresa, ma nel ritornare ha messo male il piede su uno scoglio che nella torsione gli ha procurato anche la distorsione del ginocchio. Infortunio che è apparso subito grave e se ne è reso conto anche il diretto interessato che si è seduto su un tronco ed è scoppiato a piangere. Con Edoardo è tornata in infermeria anche Mercedesz Henger per dei controlli alla mano infortunata ieri cadendo su un corallo, la ferita ha richiesto 4 punti di sutura.

Probabilmente in finale arriveranno naufraghi che hanno compiuto una permanenza inferiore in Honduras rispetto al nucleo originario. Con Edoardo e Nicolas in infermeria dei naufraghi sbarcati a marzo rimangono, Estefania Bernal, Carmen Di Pietro e Nick Luciani, è evidente che prolungare di 34 giorni il reality in nome degli ascolti ha rovinato un’edizione che per cast e dinamiche stava regalando gioie, forse sarà la volta buona per Mediaset per capire che le cose devono finire quando ancora se ne ha voglia non quando non se ne può più.