Il figlio di Selvaggia Lucarelli contesta Salvini, fermato dalla Polizia

di Lorenzo Porcini

Pubblicato il 2020-07-06

Il ragazzo non è per nulla scosso e ha preferito non leggere niente sulla vicenda. Leon Pappalardo, di 15 anni, ha deciso durante una delle tappe degli incontri di Matteo Salvini a Milano, di avvicinarsi per esprimere il suo pensiero sull’operato del Leader della Lega e sulle sue azioni politiche. Il ragazzo ha dato dell’omofobo …

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Il ragazzo non è per nulla scosso e ha preferito non leggere niente sulla vicenda. Leon Pappalardo, di 15 anni, ha deciso durante una delle tappe degli incontri di Matteo Salvini a Milano, di avvicinarsi per esprimere il suo pensiero sull’operato del Leader della Lega e sulle sue azioni politiche.

Il ragazzo ha dato dell’omofobo e razzista a Salvini e successivamente è stato fermato dalla polizia ed identificato.

Sulla vicenda è intervenuta ovviamente la madre Selvaggia Lucarelli che ha così deciso a quel punto di riprendere tutta la scena.

Ecco le parole di Selvaggia:

Ho apprezzato quello che ha fatto e non per i contenuti espressi (non sapevo cosa gli avrebbe detto, che comunque condivido), ma per il coraggio con cui ha provato a confrontarsi con Salvini, in mezzo a 100 persone, alcune delle quali ostili e rumorose. Non è un ragazzo perfetto, mio figlio, ma ha il coraggio delle proprie idee, ha il coraggio di essere ciò che è anche fuori dai social e di somigliare alle parole che scrive. Non ha smanie di apparire come ho letto qua e là, non ha social aperti, non posta sue foto, è totalmente indifferente al mio lavoro e alla fama. Ha solo un abbozzo di fervore idealista che spero lo accompagni tutta la vita.Detto ciò, ha detto a Salvini che è razzista e omofobo, che usa gli immigrati per fare propaganda e lo ha detto senza aggredire o alzare la voce. Ho trovato squallide due cose: la prima è che Salvini abbia fatto il bulletto strafottente che fa finta di non ascoltare e gli abbia detto un “Ti voglio bene”, a cui Leon ha risposto “io no”. La seconda, più seria, riguarda i poliziotti in borghese che poi gli si sono avvicinati per identificarlo. Dicendo a me – a quel punto mi sono messa a riprendere la scena – che non potevo filmare per motivi ignoti (ho continuato a farlo). È stata una scena pietosa. Fermare un ragazzino di 15 anni per chiedergli i documenti dopo che civilmente aveva espresso le sue idee, costringendolo per giunta a dire nome e cognome in pubblico, visto che i documenti li aveva lasciati a casa, è un pessimo segnale. Il tutto mentre un tizio esagitato, adulto, alle sue spalle gli gridava “zecche!”.

 

 

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Lorenzo Porcini

Fondatore e Social Manager di MondoTV24. Gestisco la parte editoriale e social del sito.

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