I tossici da reality… e da tastiera

Questo articolo nasce da un messaggio in direct, di quelli che dopo la pubblicazione di un articolo arrivano per farti i complimenti o tirarti le orecchie, è il grido nauseato e rabbioso di una ragazza, stanca della cattiveria del web e di tutto ciò che circonda l’idolatrare i personaggi televisivi. Si sà, purtroppo non sempre ammirare un personaggio significa  non oltrepassare determinati confini, si rischia di cadere nel meccanismo che quel personaggio sia di nostra proprietà e che deve fare e pensare in base al nostro pensiero come se lui, il nostro mito, non avesse una testa e soprattutto non avesse una vita privata.

In questo articolo parleremo proprio di questo, del fanatismo che regna sul web e in alcuni fandom, dell’odio seriale verso chi è “colpevole” nella nostra testa di essere la causa per cui le cose non siano andate in un determinato modo e dell’odio che veri e propri gruppi organizzati sono capaci di vomitare sulla tastiera e dare al tutto connotati beceri e da evitare.

Esiste sul web un vero e proprio mercato dell’odio, haters di professione che vengono pagati per ogni offesa che pubblicano e più quella offesa ha commenti o viene condivisa più all’autore vengono soldi in tasca. Ex che pagano per sminuire chi le ha lasciate, genitori che vogliono avere il controllo sui propri figli diventati famosi, proprietari di locali che si vendicano per non aver ricevuto la giusta dose di pubblicità, la lista è lunga basterebbe ignorare per non dar modo a questo business di proliferare, ma non è facile perchè si punta sull’impulsività di una parte del popolo web, quella parte onesta e pulita che si collega per svagarsi e condividere il proprio amore verso i propri beniamini

Questa lettera giunge a proposito, abbiamo cercato di ripulirla il più possibile da riferimenti, da provocazioni, da insulti, per non cadere noi stessi nella trappola di chi per denunciare semina odio e rancore, vorremmo che tutto fosse recepito come monito a volare alto, a non cadere nella rete, a non fare diventare i social teatro di rabbia e di rancore, chiameremo l’autrice Grace, un nome di fantasia e queste sono le sue parole o comunque il senso di ciò che ha voluto esternare:

“Se qualche studente dell’ultimo anno di, che so, psichiatria, mi chiedesse di suggerirgli una tesi di laurea, individuando una tematica tanto inesplorata, forse, quanto interessante, gli direi di approfondire su instagram o twitter, i social del momento, la situazione clinica di un fandom nato dalla visione di un reality.

Una visione che dovrebbe essere innocente, di quelle appartenenti alla tv frivola e leggera, che a fine giornata, magari in piena emergenza sanitaria, con il coprifuoco e mezza Italia in lockdown, posi il telecomando ai piedi del divano e segui le dinamiche senza pretese.

Tutto ciò sarebbe, ma non è se incappi in un fandom di nuova ed inedita natura, di quelli mai visti nelle passate edizioni del GF, forse diretta derivazione mostruosa delle conseguenze del Covid e le sue restrizioni sulla vita di diverse persone.

Diciamo non a caso diverse, perché sebbene di tale fandom si sia sempre cercato di esaltarne la forza numerica, per dare pari forza di immagine al personaggio idolatrato, essi, che hanno preso il nome dalla fusione dei cognomi di una coppia mai esistita, è uno sparuto gruppo di persone che per cultura è difficile accostare a persone dotate di senno, hanno la loro roccaforte su internet con qualche collegamento in Basilicata e forse più a sud  da dove esternano in un incessante slalom di allucinazioni, deduzioni meta -platoniche, visioni di extraterrestri alternate a stati da lavanda gastrica post dosi massicce di xanax, innaffiate da qualche cocktail superalcoolico ed immaginiamo anche altro.

Li riconosci perché nelle loro farneticazioni aberranti ci puoi individuare, facilmente, l’identikit, soprattutto femminile, ahimè tocca dirlo, di tutte quelle donne che sono ancora ferme, probabilmente, al primo timido e inespresso amore delle medie.

Che ancora lo pensano, come ancora forse anelano all’altro fidanzato del liceo, quello che le ha lasciate, si è sposato con un’altra, ha fatto perfino figli con un’altra, magari è pure in procinto di diventare nonno, magari cambia pure marciapiede pur di non incontrarle, o magari si è perfino trasferito altrove, in un’altra città, per sfuggire alla loro lucida pazzia di ricordare ancora tempi mai esistenti.

Li osservi mentre si creano fake su fake, e te ne immagini le facce, livide di invidia, di rivalsa sulla vita, di frustrazione a stento repressa, con le vite rotte a terra come una pila di piatti scivolata via dal lavandino, i cui pezzi non sai più dove cercarli, e allora ti arrendi e ti concentri sulle vite altrui, quelle di gente che non conosci, non hai mai visto, ma loro hanno la pretesa di saperne i pensieri nascosti, le cose non dette, fino

a costruire castelli, la cui stanza, dentro la torre degli stessi, tutta vestita a festa, è riservata alla loro Regina di carta, una che al primo soffio di contatto con la realtà cade rovinosamente a terra, con la maschera gettata via e la sua vita infelice in bella mostra.

Lei è quella che nel reality ha scoperto la sua fede, prega, strizza gli occhi dietro gli occhiali, bisbiglia perché in realtà non ricorda manco le parole, ma fa finta di essere troppo concentrata, immersa nella meditazione di Dio e della sua bontà; poi mezz’ora dopo te la ritrovi a fare allusioni su una giovane ragazza, facendo intendere con la faccia di quella che non vorrebbe dire, no per carità , lei è una Signora, è riservata, è tanta devota, lei fa beneficienza

Lei, la ragazza, fa soltanto giù e su con i paletti dinanzi ad un ragazzo mentre ancora estasiata da qualche coreografia, invia innocenti colpetti sul cuore ,come clackson,  a non ben identificati destinatari che parlano di lei come l’epicentro del loro terremoto.

Quelli stessi che poi lei , per un mero innocente atto di dimenticanza , non ricordava le avessero dedicato la targa della macchina, e magari conservato in archivio foto di loro stretti stretti, pose che il suo fandom difende come quelle fra due conoscenti e amici, ma che forse pongono talmente imbarazzo da indurla ad assentarsi per un po’.

Lei, la donna incensurata, che non cede alle lusinghe dell’amore di un giovane ragazzo, tenuto con astuzia sul filo del rasoio davanti al suo popolo si prosta nella posizione della donna sedotta e abbandonata dal fanciullo di buon cuore, al quale sulle mani ha saputo scrivere di tutto, tutto ciò che poi ha prontamente negato, tranne la più semplice dichiarazione d’amore: “aspettami, fuori ci sono, sono innamorata di te.”

Ma siete matti? Lei aveva un altro, forse, boh, dipende, magari chiuso nell’armadio si.

C’era un contratto? Non c’era?  Tutto ambiguo, tutto un chiaro scuro di ombre che ti viene voglia, talmente sa di muffa, di odore brutto di ospedale, di vita consumata sull’altare di un lusso che non paga mai della libertà altrui,  di scappare via.

Una donna che è talmente sicura di essere superiore a tutte, che poi però accetta che un fandom la riduca ad amante sconsolata che attende che il ragazzo torni in ginocchio da lei, che dopo qualche legittimo tentennamento, sarà pronto a scusarlo nel corso di una cerimonia pubblica di espiazione delle terribili colpe di lui

organizzata in una famosa località turistica del Sud Italia, dalla pro loco della città, che avrà fatto costruire alla Regina di carta un vero e proprio trono di diamanti.

Uno tsunami di follia, che dimostra quanto ogni prigione, sebbene d’oro, sia sempre una prigione e come , però, chi decida di starci dentro, non possa costringere nessuno a condividerne il buio delle notti, quando le luci della ribalta si spengono e tu sei costretto ad osservare che l’unica cosa che brilla davvero non è il tuo bracciale di diamanti da un miliardo di carati al polso, ma la dignità e la libertà di una ragazza che ha deciso di dire il grazie più grande per ciò che è e sarà soltanto a se stessa; baciando un uomo in un reality sì, ma senza proporgli certo, da amica speciale, di regalargli il proprio perizoma come cimelio d’amore ( ancora ci si chiede dove quel giorno, a quell’ora, in quell’istante,il suo ex avesse condotto il bambino, perché lei , ricordiamolo, è UNA MAMMA TOPPISSIMA)

Né puoi , mentre rivendichi il diritto che qualcuno rispetti i tuoi flessibili paletti, pretendere che un giovane ragazzo subisca tuoi condizionamenti e viva nell’ombra di quel castello, costretto a mascherare la sua natura, magari per compiacere qualche tuo precario capriccio, perché chi conosce e sa cos’è l’Amore non si ritrova chiusa in nessuna prigione.

Piuttosto preferisce una capanna.

Caro studente di psichiatria approfondiscila questa storia dei reality e le loro aberranti conseguenze sulla psiche fragile delle persone, su quelle egocentriche e malate di visibilità, per le quali ogni cosa è una sfida da non perdere, sull’infelicità che moltiplica l’invidia, sul prezzo assurdo che alcuni sono disposti a pagare pur di avere tutto, subito e da privilegiati, sulla cattiveria sputata senza freni, sull’idolatria sciocca, e su cosa ancora oggi non porti una donna che si reputa così appagata dal dissociarsi da nefandezze varie, fino a sopportarne la puzza di spazzatura all’ingresso del suo profilo social, pur di non mollare la presa di essere attenzionata.

Qualcuno, davvero, si è scansato un fosso, qualcun’altra, invece, non ce la fa.

Studente in psichiatria, divertiti e se possibile trova loro , gregge sconsolato e smarrito dalla disperazione, una cura adeguata.

(Grace)

Non siamo studenti di psichiatria, tantomeno potremmo adesso in poche righe spiegare i motivi per cui qualcuno abbia volutamente cavalcato la tigre dell’equivoco, del detto non detto, perchè qualcuno non abbia voluto prendere le distanze dalla tossicità del proprio fandom invece di continuare a riempire di cuori commenti che tutto erano tranne che distensivi, non potremmo spiegare perchè non li capiamo i motivi per cui si debba illudere persone poco acculturate di entrare a far parte di un mondo lontano da loro, telefonare a casa mentre mangiano per dettare loro ciò che devono dire o fare per poi prendere le distanze. Cara Regina di Carta se proprio non ce la fai a chiedere scusa, abbi almeno l’accortezza di voltarti indietro per capire i tuoi errori per non commetterne più.

 

 

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Scritto da Giuseppe Scuccimarri
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