Gerry Scotti parla della sua esperienza del suo ricovero in ospedale

Gerry Scotti in una lunga intervista al Corriere della Sera ha parlato della sua esperienza non sono nell’affrontare il virus ma anche del ricovero.

Ricovero arrivato in seguito al  secondo controllo presso il Covid Center dell’Humanitas, a Rozzano. Ecco le sue parole:

“Perché proprio a me? Sentivo di non sapere nemmeno da dove cominciare a capire da dove fosse partito tutto.

Mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo. 

I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di attaccare al suo corpo una serie di strumenti per monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai. Ho appurato — stando lì, due notti e un giorno — che quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco… Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me.

Non voglio fare torto a nessuno, cito solo Carlo Conti, perché abbiamo vissuto un’esperienza in parallelo. Io gli chiedevo: quanti litri di ossigeno? Lui mi rispondeva 4. E io invece stavo ancora a 5. E la pastiglia, te l’hanno data? Abbiamo fatto come Coppi e Bartali…

Ho cambiato idea su tante cose. Mi son tolto tutte le soddisfazioni che mi potevo togliere, ho avuto una vita ricca, ma adesso ho visto quanto è sottile il filo che ci attacca alla vita, ho visto che basta un attimo. È un’esperienza che mi ha migliorato come uomo e persona, sono più forte di prima e ho ribaltato le mie priorità. Rimangono sempre dieci. Ma l’ordine è diverso. Capisci il valore delle piccole cose della vita, un giro in bicicletta, trovarsi con tuo figlio al parco, una camminata: più sono banali e stupide e più valgono, persino una partita a carte con gli amici. La verità è che devo tenermi ciò che di buono questa esperienza mi ha dato, ma anche ciò che di brutto mi ha dato.”

 

ARTICOLO IN COLLABORAZIONE CON LA PAGINA INSTAGRAM: ilblog_della_verità

 

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Scritto da Giuseppe Currado
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