lunedì, Maggio 20, 2024

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Flavio Insinna rivela “Ho detto no a La7”, ecco i motivi

Alla conferenza stampa di presentazione del film TV “La stoccata vincente”, in onda su Rai1 il 24 settembre, Flavio Insinna non si è sottratto alle domande dei giornalisti in merito al suo futuro televisivo.

Dopo l’addio a “L’Eredità” che ha condotto per cinque anni consecutivi, e che per la nuova stagione, in onda  da gennaio, vedrà Pino Insegno al timone, Flavio è stato accostato più volte a LA7 per la conduzione di “Lingo”, orfano di Caterina Balivo.

Alle domande postegli a riguardo, Flavio ha prontamente risposto:

“Ho un senso di appartenenza per la Rai. Non ho mai avuto l’esclusiva, non c’è bisogno: ci diamo la mano, mi fido. L’Eredità è stata una cavalcata fantastica. Amerò per sempre questa storia e la Rai. Ringrazio anche La7 che mi voleva ma andare a fare lo stesso gioco alle 7 di sera contro me stesso non fa per me.”

Qualcuno gli ha anche chiesto se avesse interpretato la sua partecipazione alla fiction “La stoccata vincente” come una sorta di contentino per la mancata conferma alla conduzione de “L’Eredità”.

Anche in questo caso la risposta di Insinna è stata molto chiara:

Sono costretto a snocciolare il curriculum: la prima scuola di teatro l’ho fatta nel 1986 nel 1990 mi diplomo al laboratorio di Gigi Proietti, la prima fiction in Rai l’ho fatta nel 1996. Recitare per me non è una consolazione, io di mestiere faccio questo, poi me l’hanno insegnato talmente bene che so pure fare altro, ma io di mestiere faccio l’attore”.

Flavio ha poi voluto chiudere l’argomento con queste parole:

“So che non ci potrete fare titoloni perché non lancio stoccate, ma guardo all’Eredità come a una grande storia finita: se hai voluto bene continui ad augurarle il meglio, quindi grazie, buona vita a L’Eredità, alla Rai e soprattutto a chi la guarda”.

Al momento non ci sono altre indiscrezioni sui suoi prossimi progetti, nel frattempo, per i fan di Flavio, il 24 settembre va in onda “La Stoccata vincente”, che racconta la storia vera di Paolo Pizzo, due volte campione del mondo di scherma, nel 2011 e nel 2017. La storia narra anche della sua infanzia e della sua lotta contro un tumore al cervello che sembrava incurabile.

 

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