Fiorello commosso per Pippo Baudo: “Un gigante, la Rai gli deve una statua”

Fiorello ricorda Pippo Baudo alla camera ardente

Alla camera ardente di Pippo Baudo, allestita al Teatro delle Vittorie, l’emozione di Fiorello è palpabile. Lo showman siciliano ha reso omaggio al conduttore con parole intense e commosse: “Un gigante della televisione, non basteranno mai gli aggettivi per definirlo”.

L’orgoglio siciliano condiviso

Il ricordo parte dalle radici comuni. “Per noi siciliani era un orgoglio, anche quando non lo conoscevo di persona – racconta Fiorello –. Sapere che un siciliano come Pippo Baudo era protagonista in tv ci riempiva il cuore. Conduceva persino il festival della canzone siciliana su Antenna Sicilia: faceva il 100% di share”.

Un rapporto privato e scherzoso

Tra i due si era instaurato un rapporto personale, fatto di complicità e battute in dialetto. “Non lo salutavo mai con un semplice ‘ciao Pippo, come stai?’, ma con una frase siciliana molto forte. Lui rispondeva nello stesso modo e ridevamo di gusto. Era questo il nostro codice, il nostro legame”, rivela lo showman.

“La Rai dovrebbe erigere una statua a Baudo”

Quando gli si chiede chi fosse davvero Baudo, Fiorello risponde con difficoltà: “È sempre un po’ di più. Non è solo conduttore o direttore artistico: ha scritto pagine di storia. La Rai gli deve moltissimo. Anzi, dovrebbe sostituire il cavallo di Viale Mazzini con una sua statua”.

La riflessione sulla tv di oggi

Il ricordo si trasforma in analisi sulla televisione moderna: “Guardando i suoi programmi mi sono accorto di quanto fosse diversa la tv di allora. C’erano monologhi di 15 minuti, pezzi musicali di 10, sigle lunghe 5 minuti. Oggi sarebbe impossibile. Io stesso faccio gag da 30 secondi. Ma quella era televisione vera, fatta di pause, racconti e grande arte”.

L’eredità di Pippo Baudo

Alla fine Fiorello rifiuta l’etichetta di “erede”: “Non io, non io”. Ma individua con chiarezza il lascito più prezioso del conduttore: “Ha portato il fattore umano dentro una televisione ingessata. Ci ha insegnato senza voler insegnare, solo guardandolo. Questo è stato il suo dono più grande”.