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Toto Cutugno, il ricordo commosso di Adriano Celentano, mentre sui giornali a vincere è l’ipocrisia

L’Italia piange la morte di Toto Cutugno, un artista che in altri Paesi sarebbe stato trattato come un monumento, come l’emblema della creatività e della cultura e che adesso a morte avvenuta, dopo essere stato spesso snobbato e sminuito è stato rivalutato. Paese strano questo, dove i meriti sono spesso riconosciuti dopo la morte, vengono alla mente grandi maschere del cinema come Antonio De Curtis e Franco Franchi considerati dei guitti in vita e geni dopo la morte.

Sui giornali è il Festival, per usare una parola tanto cara a Cutugno, dell’ipocrisia, quelle stesse testate che hanno ironizzato un mese e mezzo fa nel giorno dell’ottantesimo compleanno del cantautore, oggi si battono il petto e stracciano le vesti per la sua dipartita, ma il web non perdona, conserva e tira fuori al momento opportuno, pronto a presentare il conto quando ad andare in scena è la falsità.

Toto Cutugno è stato dai giornalisti e da una certa “intellighenzia” culturale, additato come melenso e anacronistico, lo stesso Enrico Ruggeri accusando certa stampa, ha ricordato oggi in un intervento sui social quanto nei Dopofestival si facesse a gara per umiliare Cutugno e ci si prodigasse a scrivere articoli e recensioni che lo sminuissero mentre in tutto il mondo i più grandi artisti incidevano le sue canzoni. Ruggeri ha definito il cantautore scomparso, un uomo e un musicista, colto e preparato, un gran signore.

Il ricordo di Adriano Celentano

In mezzo a tante parole di circostanza ci permettiamo di inserire anche il ricordo di Adriano Celentano, per il qualeToto Cutugno ha scritto successi come “Soli” e “Il tempo se ne va”. Per il grande cantante italiano, Cutugno aveva pensato anche a “L’Italiano”, scritta e cucitagli addosso, ma rifiutata da Celentano. Nelle ultime ore Adriano ha raccontato come sono andate le cose :

“Ciao Toto!…ricordo che eravamo in macchina… una cinquecento credo, e tu insistevi perché io incidessi “L’italiano”. Una superbomba appena ultimata la notte prima che ci vedessimo. “Non ho dormito tutta la notte – mi dicesti- pensando al successo che faremo, tu come interprete, e io come autore”, il brano era davvero FORTE!!! Ma ciò che più di tutto mi frenava era proprio la frase più importante: “IO SONO UN ITALIANO VERO”. Una frase oltretutto insostituibile, in quanto è proprio su questa che si regge l’intera impalcatura di quella grande opera. E io sentirmi pronunciare: “SONO UN ITALIANO VERO” mi sembrava di volermi innalzare”

Poi Celentano ha continuato :

“Lui non credeva alle sue orecchie: “ma non capisci che è proprio questo il punto, io l’ho scritta pensando a te, perché tu sei davvero un italiano vero”. “Sì lo so”- gli dissi io -però non mi va di dirlo io. Non sempre ma a volte la troppo scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale. Però nonostante tu l’abbia cantata come l’avrei cantata io, oggi, se la dovessi ricantare la canterei esattamente come l’hai cantata tu! Eri e rimarrai, un grande indimenticabile! Ti voglio bene. Adriano”. 

Adesso sarebbe bello se alle parole seguissero i fatti e Celentano incidesse “L’Italiano” sarebbe un modo come un altro per ringraziare colui che quella canzone la aveva pensata per lui, sarebbe opportuno lo facesse affinchè anche le sue parole non assumano i colori dell’ipocrisia.


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Giuseppe Scuccimarri
Giuseppe Scuccimarri
Giuseppe Scuccimarri, classe 1969, esperto di televisione e cronaca rosa con interessi anche per l'attualità e la politica nazionale e internazionale. Autore della commedia "Il delitto di Lord Arthur Savile" (2002) e del musical "La vita è una splendida canzone" (2014), ghostwriter per diversi autori e paroliere, amante della scrittura e della letteratura italiana e straniera.

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