Tiziano Ferro festeggia un traguardo importante: sette anni di sobrietà. Ecco le sue parole
Il post pubblicato da Tiziano Ferro stamane, sul suo profilo Instagram, ha il dolce sapore di un traguardo, di quelli che ti fanno sentire più vicino alla meta, anche se il cammino è ancora lungo.
“Sette anni dall’ultimo bicchiere e dal primo giorno con la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. Semplicemente e onestamente, solo grato”.
Queste le parole con cui Tiziano ha festeggiato 7 anni di una nuova vita lontana dall’alcool.
Nel documentario che racconta la sua carriera, ha reso pubbliche le sue difficoltà, le sue paure, le sue sofferenze.
A dire il vero, non si è mai nascosto: il suo mostrarsi senza reticenze, finanche nelle sue debolezze, è, oltre l’indiscusso talento, uno dei motivi che lo ha reso tanto amato dal pubblico.
Ecco cosa ha rivelato.
L’alcolismo
Ero un alcolista e volevo morire. Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista. L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti
Nessuno mi poteva sopportare quando bevevo. E chi ci riusciva o aveva pietà, o era come me. O più disperato di me. Oggi che non bevo da diversi anni ho capito che quella disperazione aveva un senso, uno solo: aiutare qualcun altro…Io devo smettere di bere, mi ripetevo. Avevo le transaminasi alte. Iniziavo ad avere problemi di fegato. Non volevo morire per una cosa simile. No.
Non riuscivo a non bere ma invidioso di chi, di fronte a un momento di vuoto, lo accetta per quello che è e va incontro a ciò che la giornata non ha da offrire. L’ignoto. Ma gli alcolisti non contemplano l’ignoto. Ogni notte pensavo: da domani ricomincia la guerra. La guerra a immaginarmi nel mondo senza l’alcol, a immaginarmi tra la gente senza bere ma senza sottrarmi».
Tiziano è anche finito in ospedale.
“Ma solo in ospedali belli…Ma la verità è che ero come tutti quelli che bevono. Ero come loro. E quella dolente umanità era come me. Io ero un alcolista. E avevo solo trentaquattro anni”.
I disturbi alimentari
“Quando ho cominciato la carriera, c’era qualcosa nell’aria, qualcosa di non detto, alla fine ho capito qual era il problema per loro, perché non si muoveva niente: ero troppo grasso. Da lì ho cominciato a soffrire di disordini alimentari. Non mi godevo niente di quello che mi succedeva perché pensavo sempre al cibo. Avevo fame e mangiavo poco o niente per non ingrassare”
Il bullismo
“Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato. La musica era l’unica cosa che avevo, un canale per esprimermi in un mondo che non riconoscevo”.
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