LiberEco: La storia di Sophie Codegoni, ”l’amore non ti fa sentire sbagliata”.

Le storia di Sophie Codegoni sulla sua relazione raccontata a Verissimo, è la storia di tante donne che come unica colpa hanno quella di aver amato.

Donne umiliate, svalutate, criticate, manipolate, fatte sentire sbagliate.

Molte sono le donne che hanno sperimentato queste fattispecie di relazione tossica, in cui vengono annichilite, private della loro luce interiore, fatte sentire carnefice nel gioco manipolatorio della svalutazione, contornato da una molteplicità di sensi di colpa e ridottate a sentirsi inferiori, piccole, invisibili.

Sophie Codegoni apre il suo cuore

La stessa Sophie ha ammesso di essersi annullata, perdonando tutto, pensando ingenuamente, come capita a molte, di poter cambiare una persona che con fiumi di lacrime da coccodrillo, riesce ad ammutolire il dolore che hanno causato all’altro.

Le persone però non cambiano, possono solo peggiorare, in particolare coloro che non si rendono conto di aver un problema relazionale con una eccelsa vena narcisistica e manipolatoria.

Le personalità complesse, oscure, incapaci di autocritica e di provare empatia verso l’altro, possono solo essere aiutate con un percorso ben mirato nella risoluzione del loro animo irrisolto. Non sarà l’amore a ridimenzionare i loro comportamenti né il perdono incondizionato.

Sophie: “Chi ama non ti tratta così. Non ti tratta male, non ti dice quelle parole, non tenta di manipolarti”.

Dovremmo tutti prendere spunto dalle parole di Sophie su cosa non è l’amore. L’amore è un sentimento puro, primordiale, il motore della vita. Ma è anche accettazione dell’altro verso un cammino comune.

L’amore è uno scudo di protezione, la mano che fa tornare un raggio di sole nei giorni bui, ma soprattutto, è rispetto. Non è umiliarti, controllarti, possederti. Non è menefreghismo, egoismo, supremazia sull’altro. L’amore non ti annienta, non ti giudica, non ti manipola.

L’amore è comprensione, crescere e migliorare insieme, è trovare dei compromessi senza inganni né violenza.

Non è facile rendersi conto immediatamente di tutti quei red flags che caratterizzano questo prototipo di persona, spesso ci si ritrova intrappolati nel loro pozzo emotivo, attraverso il love booming.

Ovvero una tecnica manipolatoria che inizia con dimostrazioni d’amore eccessivi sin da subito, costellato da dediche importanti egoriferite e forte senso di comprensione delle fragilità dell’altro , – ”Io ti capisco più di tutti” – ”Solo io ti voglio davvero bene” – ”Tutto quello che faccio, lo faccio per te” – ”Non riesco a stare senza di te” – ”Quello che provo per te, non l’ho mai provato”. 

La vittima diventerà dipendente, annichilita dal vortice emotivo di ciò che scambierà per amore e sarà proprio in quel momento, che il carnefice avrà ottenuto il controllo e potrà sfoggiare il meglio di sé.

Si passerà da un contatto fisico ed emotivo permanente a un comportamento a intermittenza, incentrato sull’assenza, sull’umiliazione, svalutazione, far sentire sbagliato e responsabile la vittima, fin quando ritornerà a gettare briciole d’amore.

Il rapporto si baserà su un continuo gioco di dare e togliere, affetto e sofferenza, lacrime e controllo da parte del carnefice, stimolando processi biochimici di dipendenza – affettiva-, con conseguente annientamento progressivo della propria identità.

Ci vuole tanta forza nel riuscire a staccare il cordone affettivo di una relazione tossica, forza che indubbiamente la Codegoni ha avuto, che con coraggio è riuscita a parlarne pubblicamente, dando uno schiaffo morale a chi credeva di averla in pugno.

Ed è quello che auguro a tutte le persone vittime di una relazione tossica: abbiate il coraggio di ritrovare voi stessi e di prendervi l’amore che davvero meritate. 

Vi lascio un piccolo estratto dalla poesia ”Quando ho cominciato ad amarmi” rielaborazione di Charlie Chaplin. 

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
mi sono liberato di tutto ciò che metteva a rischio la mia salute: cibi, persone, oggetti, situazioni e qualsiasi cosa che mi trascinasse verso il basso allontanandomi da me stesso.
All’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo si chiama amor proprio.