Il Festival di Sanremo cambia città? (all’ insaputa della Rai)

Il futuro del Festival
La città di Sanremo ha appena approvato una delibera che definisce le procedure per l’assegnazione dell’organizzazione e della trasmissione del Festival per le prossime edizioni. Ossia quelle del 2026, 2027 e 2028. Peraltro vi è persinopossibilità di una proroga di due anni. Questa decisione ha immancabilmente suscitato reazioni da parte dei vertici della Rai, che considerano “contraddittoria” questa situazione, pronti a dare battaglia legale e sembrerebbe anche che la Rai non fosse stata a conoscenza di questa situazione.
La comunicazione dell’Ansa
Tramite l’ Ansa abbiamo delle notizie in più in merito:
La delibera prevede una procedura di assegnazione in due fasi. La prima fase, in cui avverrà la pubblicazione di un avviso pubblico per individuare il partner, aperto a tutti gli operatori a diffusione nazionale, titolari di un canale generalista nazionale e con capacità di organizzare eventi di rilevanza. La seconda fase sarà una definizione dei termini finali della convenzione. Questi prevedono un corrispettivo minimo di 6 milioni e 500 mila euro per il Comune (rispetto ai 5 milioni attuali) e una percentuale non inferiore all’1% sui proventi pubblicitari e sullo sfruttamento dei marchi.
Inoltre, il Comune richiede la ripresa e la trasmissione di eventi come “Sanremo in fiore” e altri due eventi ancora non definiti. I cui costi saranno a carico del partner.
I dirigenti Rai hanno espresso preoccupazione per diversi aspetti della delibera, in particolare per l’aumento del 30% del corrispettivo richiesto e per la richiesta di una percentuale sui ricavi pubblicitari. La Rai ha dichiarato di ritenere questa delibera una mossa prematura e lesiva per loro.
Le ripercussioni
Inoltre l’Ansa aggiunge:
“La Rai potrebbe anche scegliere, clamorosamente, di organizzare il festival altrove”
Una città che potrebbe essere in discussione come nuovo luogo del “Festival”(a quel punto non più “di Sanremo” ma “della canzone italiana”) è quella di Torino.
“Non si esclude che l’azienda possa impugnare le delibere comunali davanti al Tar della Liguria e chiedere la sospensione degli effetti della sentenza di primo grado davanti al Consiglio di Stato.
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