Guillermo Mariotto svela il suo lato più intimo raccontando di essere stato vittima di bullismo

Mariotto
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Ormai, tutti noi conosciamo Guillermo Mariotto come l’eccentrico e implacabile giudice di Ballando con le Stelle, i suoi zero, ai personaggi che di settimana in settimana si esibiscono dinanzi a lui e a tutta la giuria, sono passati alla storia.

Oggi, il noto stilista 57 enne, ha deciso di aprire il cassetto dei ricordi durante l’intervista al Corriere della Sera, e lo fa con uno dei temi forse più difficili, il bullismo e come il suo Io adolescente ha affrontato le quotidiane difficoltà.

 Il racconto di Mariotto

Durante il periodo adolescenziale a Caracas, Mariotto racconta di essere stato vittima di bullismo, nonostante le evidenti difficoltà, Mariotto, invece che abbattersi, ha deciso di combattere ed affrontare con forza e coraggio quelle difficoltà.

Guillermo racconta di essersi ribellato ai soprusi del bullo arrivando persino a picchiarlo: “Gli ho strappato i capelli dalla testa, fu spettacolare”.

Mariotto ha dimostrato che si ci può sempre rialzare più combattivi di prima. Durante il suo racconta ripensa anche al ragazzino suicida di Palermo: “A me andò bene, reagii, picchiai i bulli che mi dicevano che ero gay. Ero forte, battagliero. Ma non tutti hanno questo carattere, c’è chi si chiude in se stesso, penso a quel povero ragazzino che si è tolto la vita a Palermo. Penso ai suoi genitori, al loro dolore”.

L’episodio in cui Mariotto si ribellò

Guillermo ricorda ancora l’episodio, nonostante siano passati svariati anni, certe ferite rimangono sempre dentro ognuno di noi, pronte a sanguinare nuovamente quando la vita ti ripropone l’ennesimo cliché: “Ero sui 13 anni e quel giorno giocavo in difesa. Come sempre ero bersagliato da insulti irricevibili. All’ennesimo episodio. Raggiunsi a centrocampo il capo del gruppo con cui avevo già avuto dei contrasti, un malandrino di nome Muniz, e gli saltai sulle spalle, strappandogli i capelli dalla testa. Fu uno spettacolo, una scena che si svolse davanti a genitori e professori. Da quel momento, diventai intoccabile. Avevo vinto la mia battaglia, quando Muniz mi vedeva cambiava strada”.

Il motivo per il quale dovette sopportare queste situazioni

Durante l’intervista gli viene chiesto quale fosse il motivo per il quale dovette subire queste violenze, sempre che per tale ferocia ci sia realmente un motivo. Mariotto spiega:

“Si capiva che ero gay, vestivo in un certo modo, forse più elegante degli altri. I bulli impazzivano perchè ero bravo negli sport, e questo li faceva letteralmente impazzire: immaginate un omosessuale…[…]. Il volley in particolare. Con me, la squadra scolastica ha vinto il titolo nazionale. Ma ero anche bravo nella ginnastica a corpo libero. Eravamo negli anni ‘70 e mi prendevano in giro dicendo che assomigliavo a Nadia Comaneci, l’olimpionica rumena”.

Mariotto poi racconta di come veniva continuamente picchiato dai bulli: “Mi aspettavano sotto casa e mi pestavano. Se sono diventato bravo nell’atletica, con buoni tempi nei 100 metri, è perchè ho imparato presto a scattare e scappare”.

La famiglia

Lo stilista si sofferma poi a parlare della sua famiglia: “Avevo un grande affetto per mia nonna materna, Leonor. Lei mi ripeteva sempre:’Guarda che non sei sbagliato, sei solo nato nel posto sbagliato. Prenditi una laurea e vai via da qui. Mio fratello mi disse che ero una macchia sul nostro cognome, mentre papà e mamma… beh, siamo lì. Ho seguito il consiglio di nonna Leonor, sono andato in California, un’oasi di libertà, e mi sono laureato al College of Arts in disegno industriale”.

Mariotto come simbolo contro il bullismo

Oggi il senso di affermazione e la rivincita sulla vita, danno la forza e investono Guillermo di una nuova visione di se e della vita, proprio per questo è uno dei testimonial del Moige e parla di bullismo nelle scuole: “Dico sempre ai ragazzi: se vedete un bullo in azione, segnalatelo. Non lasciate da sola la vittima, altrimenti siete complici anche voi”.

Il racconto di Mariotto è un faro di speranza nella lotta contro il bullismo. Non vi è giorno, ora, secondo in cui un ragazzo, una ragazza, un bambino, una bambina, un uomo o una donna non subiscano violenza. Il bullismo è la più subdola di tutte, perpetrata continuamente nello stesso medesimo modo e maniera. La legge del più forte dovrebbe essere mantra di queste violenze, ma il senso di forza a chi appartiene realmente?

A chi per sentirsi migliore, per sentirsi qualcuno, per avere un posto nel mondo, decide coscientemente di fare del male all’altro.

Riflettete sempre prima d’intraprendere questo tipo di supremazia, sappiate che state giocando con la vita e con l’animo della vostra vittima, sappiate che a queste azioni conseguiranno sempre delle reazioni, che non sempre però saranno a loro volta di violenza. Prendiamo in esame il ragazzino di Palermo, con la sua scelta ha messo fine alle violenze, ha messo fine al dolore, ha messo fine però anche alla sua giovane vita.

Chiedetevi sempre chi siete voi per poter, con le vostre azioni, portare un essere umano a togliersi la vita? Non pensiate mai che ciò che fate sia un gioco, non pensiate mai che siate giustificati e legittimati a fare ciò che fate. La vita ha un valore, sempre, e nessuno è giustificato con le sue azioni, parole o intenzioni a metterle fine.

 


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Scritto da Mariangela Ragno
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