Fedez ha rilasciato una lunga intervista al sito Tgcom24, nella quale ha parlato del suo nuovo singolo “Bimbi per strada“, ma non sono mancati temi forti come il razzismo e la vicenda di George Floyd, il lockdown dovuto al Coronavirus e la possibilità di vederlo i politica in un futuro non troppo lontano.
Ecco l’intervista:
Come è il ritorno in musica di Fedez?
E’ la prima volta in cui non ho paura a fare uscire cose nuove ma solo tanta voglia, il momento che sto vivendo di grande trepidazione non è legato al risultato, è frutto di una fase completamente diversa della mia vita. E’ nuova e la vivo con grande entusiasmo.
In “Bimbi per strada” da una parte c’è un ritorno agli anni 90 e dall’altra dici che bisogna affidarsi ai giovani, qual è il filo conduttore tra passato e futuro?
Le generazioni future non sono altro che il frutto di ciò che hanno appreso per osmosi dalle generazioni passate, con però un punto di vista e una prospettiva diversa. Questo riprendere dal passato per guardare in avanti è inevitabile Bisogna essere coscienti di ciò che è accaduto nel passato. Metaforicamente è perfettamente calzante con quello che vuole comunicare il brano.
Perché bisogna credere nei giovani oggi?
E’ una frase retorica che non ha più senso. Sono più i giovani che devono credere in loro stessi e sperare di poter mettere in atto dei cambiamenti che le generazioni pregresse non sono riuscite a fare.
Il video di “Bimbi per strada” lo hai affidato a dei ragazzi…
Non essendo le arti visive di mia competenza sto lavorando per coinvolgere altri artisti. In questo caso il video è stato realizzato da Marc Tudisco, giovanissimo art director tedesco specializzato nel 3D design. Mi piace la loro chiave di lettura, il loro punto di vista, che è completamente diverso da quello che mi sarei immaginato io.
Ho letto che presto lancerai un singolo estivo, è così?
Non c’è un singolo estivo, non c’è nessuna strategia. Anzi. Non seguo il marketing, ma l’istinto.
C’è un album a cui stai lavorando?
Sto lavorando a delle canzoni non c’è una strategia, sto vivendo tutto in divenire…
L’impressione da fuori è che sia tornata l’ispirazione?
E’ tornata sicuramente una urgenza di esprimersi in maniera diversa. Una visione della musica che non avevo mai affrontato da questa angolazione. Sono molto contento di vedere la musica sotto questo punto di vista ora.
Il lockdown ti ha cambiato e se sì, come?
Inevitabilmente sì e ci lascerà qualcosa di indelebile. Se ci ha cambiato e come ci ha cambiato lo capiremo nel tempo. Ora è presto per tirare le somme. Mi ha dato una voglia di potermi rendere utile anche in una maniera costruttiva piuttosto che distruttiva. Per la prima volta ho provato uno spirito di appartenenza a un Paese. E’ una sensazione nuova. Non sono l’unico. Sono scese in campo tante persone comuni che si sono messe a disposizione. E’ uno spirito collettivo.
Con tua moglie Chiara hai promosso con successo una raccolta fondi…
Abbiamo vissuto un periodo di grande retorica in cui si diceva ‘le cose si fanno e non si dicono’, ma se non avessimo detto della raccolta fondi, che tra l’altro è difficile promuovere senza comunicarla, dalla nostra raccolta chi lo avrebbe saputo? Dopo sono nate altre diecimila raccolte, siamo molto orgogliosi perché abbiamo scatenato una ondata di solidarietà
La quarantena ti ha fatto riscoprire il senso di famiglia?
Ho vissuto la mia famiglia come la vivevo prima, ma semplicemente avevo più tempo per dedicarmi a loro. In generale siamo una famiglia che sta tanto insieme, sempre e comunque. Ho intensificato le ore, ma mi sono sempre ritagliato, come prerogativa, tanto tempo per la mia famiglia.
Hai manifestato contro il razzismo recentemente per George Floyd, intanto anche in Italia si stanno svegliando tanti movimenti, a Milano è stata imbratta la statua di Montanelli, cosa ne pensi?
Non voglio dare un giudizio. Mi interessa analizzarlo. In tempi non sospetti, circa sei mesi fa, ho chiesto a Feltri, che non la pensa esattamente come me, della vicenda. Mi ha sempre stupito su come fosse passata in sordina una cosa del genere, presa con tanta leggerezza anche nel raccontarla, il fatto che i giovani si stiano interessando a queste dinamiche è interessante.
Da sempre sei attento ai temi dell’attualità e della politica…
Seguo le dinamiche politiche, mi piace la storia della politica, mi appassionano personaggi poco noti che stanno dietro le quinte del potere, come ad esempio Bisignani. Mi piacerebbe che i giovani conoscessero alcune figure che hanno avuto un ruolo importante nella storia del nostro Paese.
A proposito, mai pensato di scendere in politica?
Non è una mia velleità.
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