Ermal Meta commenta la vittima di stupro di Palermo: ”Non riesco a non mettermi nei panni della vittima”

Ermal Meta non è rimasto in silenzio davanti all’ennesimo caso di stupro ad opera di 7 ragazzi tra i 18 e i 22 anni che il 7 luglio nel palermitano hanno stuprato brutalmente una 19enne. Le parole del cantautore su Twitter:

Li in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro

Queste parole non sono state ben viste da alcuni utenti, tanto da portare Ermal a doversi giustificare:

Esporsi non giova mai a nessuno, ma non riesco a non mettermi nei panni della vittima e a non sentirmi male per lei. Colpa mia. Voi che avete la verità in tasca continuate pure a illuminare il mondo.

Ha proseguito con delle parole toccanti e incisive, dove le vittime non sono più considerate le protagoniste secondarie, ma sono il fulcro principale della cultura dello stupro. Sono le voci che necessitano di essere ascoltate, capite, aiutate per poter ricostruire il proprio benessere psicofisico e sociale, annientato dalle traumatiche conseguenze che la violenza reca alle vittime.

Ed è proprio quello che ha voluto spiegare Ermal Meta nella prima parte del suo tweet. In seguito ha sollecitato delle pene esemplari per tali crimini.

Conosco persone, donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più. Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Vogliamo salvare e recuperare un branco? Ok, sono d’accordo. Ma come salviamo una ragazza di 19 anni che d’ora in poi avrà paura di tutto? Perché la responsabilità sociale la sentiamo nei confronti dei carnefici e non in quelli della vittima?

Se c’è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita. Per quanto riguarda le pene esemplari credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione. L’educazione deve funzionare prima che si arrivi a compiere un abominio del genere. Ovviamente siamo tutti garantisti finché la “bomba” non ci cade in casa. 

La cultura dello stupro: L’educazione come atto di prevenzione

Il caso avvenuto a Palermo purtroppo rappresenta l’ennesimo caso di stupro ai danni di una giovane donna. Secondo i dati Istat, le donne che hanno subito degli stupri sono all’incirca 652 mila e tentato stupro sono 746 mila. La maggior parte dei casi sono stati per mano di partener, ex partener, familiari e amici. Partendo da questi casi, è abbastanza evidente che non sia più possibile ignorare il peso sociale che la cultura dello stupro ha nella nostra società. La sociologa e criminologa Maria Teresa Greco, nel suo libro ”Rompiamo il silenzio” ha spiegato cos’è la cultura dello stupro, che non si limita al solo atto di violazione di un corpo, ma va ben oltre fino ad arrivare al linguaggio.

Quando si parla di tale tipo di cultura non si pone l’attenzione solo alla violenza sessuale o fisica, ma anche ad altri comportamenti criminosi quali le battute sessiste, la colpevolizzazione della vittima, lo slut shaming, l’aggettivazione sessuale e la banalizzazione dello stupro carcerario. [..]

Con questa definizione, mi piacerebbe auspicare a un cambiamento da parte di tutta la comunità nella lotta contro la cultura dello stupro e la violenza di genere, partendo proprio dal nostro linguaggio quotidiano. Rimanere in silenzio quando sentiamo battute sessiste, violenti, brutali verso una donna ci rendono tutti figli dello stesso seme.

Quando sminuiamo, denigriamo, insultiamo sessualmente una donna anche sui social network, stiamo contribuendo alla divulgazione di una comunicazione pericolosa. Quando cerchiamo una giustificazione a un determinato atto repressivo recato al corpo di una donna, diventiamo complici dello stesso retaggio patriarcale dei colpevoli.

Possiamo anche continuare a cercare delle motivazione secondarie al perché sempre più giovani compiono determinati atti criminali. Possiamo incolpare l’industria del porno per i modelli sessuali che propongono, possiamo dare la colpa all’ambiente familiare che ha l’ 80% di responsabilità nella crescita educativa oppure possiamo intervenire partendo dalle scuole con dei progetti di educazione alla sessualità e all’emotività per far comprendere l’importanza del consenso, che no, basta, fermati’, non significano procedi.

Insegniamo a sradicare l’idea di potere e controllo sulle donne, a non deumanizzare un corpo estirpandone l’identità, rendendolo un oggetto – un sacco da schiacciare a proprio piacimento. Insegniamo a sapere gestire le proprie emozioni, fragilità, insicurezze, a non doversi rifugiare nelle dinamiche gruppali tossiche, responsabili di molti casi di delinquenza giovanili. La prevenzione deve partire nelle scuole, cambiando la risposta sociale, comunicativa e emotiva dei più giovani.

Un pensiero molto emblematico è quello postato da Ermal Meta questa mattina, il quale ha continuato a dare voce al dolore delle vittime di stupro. Ecco le sue parole:

Quando stupri una donna non le infliggi solo un danno fisico che comunque resta immenso. Quando stupri una donna uccidi il suo futuro, la sua fiducia nel prossimo e nella vita e senza quella fiducia comprometti la sua capacità un domani persino di avere dei figli. Questo compromette l’umanità intera. Lo stupro è un crimine contro l’umanità. Qual è la pena proporzionale per una cosa del genere?

Esiste davvero una pena proporzionale per tali crimini? Forse non saranno mai abbastanza per la vittima, ma sarebbe anche ora di attivare delle pene severe per tale reato.

Nel 2023, assolvere molestie di ’10 secondi’, stupri dove il non consenso è stato ignorato, stupri dei figli di ”papà’‘ o ignorare le violenze denunciate e la spettacolarizzazione delle violenze sessuali pubblicate nelle chat di Telegram per strumentalizzare goliardicamente un crimine, significa dare il via libera a tutti di poter agire, in assenza della paura di ricevere conseguenze rigide.

Non è più tempo per della becera colpevolizzazione della vittima, è ora di rafforzare le leggi con delle pene più incisive per i colpevoli e prevenire i futuri crimini sessuali e violenti.

 


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Scritto da Samanta Santoro
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