Il conto alla rovescia alla prima del Festival di Sanremo 2024 è iniziato. Tra meno di 48 ore i 30 artisti in gara alla vittoria, si esibiranno in diretta dal palco dell’Ariston. I testi delle canzoni in gara sono già stati divulgati, e commentati dal Professore Lorenzo Coveri dell’Accademia della Crusca.
L’analisi del testo delle canzoni di Sanremo 2024, l’intervista al Professore Coveri della Crusca rivela “La noia” di Angelina Mango vincitore
La crusca ha fatto un’analisi lessicale dei testi di questo Sanremo 2024, analizzando le parole più utilizzate e confrontandole con quelle che hanno rappresentato le scorse edizioni.
La Crusca le canzoni le ha contate e archiviate una per una, tutte e 2.122, dal 1951 a oggi. «Fa piacere scoprire che Annalisa con la sua Sinceramente si smarca dai termini più abusati: era dai tempi di Faletti con il suo Signor Tenente che qualcuno non usava l’avverbio “sinceramente” in un brano di Sanremo. Lei addirittura nel titolo».
La statistica parla chiaro: «La parola amore si trova nel 49,7% delle canzoni, è di gran lunga la più usata di sempre nel lessico canzonettistico. Gli avverbi in generale sono i meno diffusi. Su 2.122 in totale, sono 1.052 quelle con la parola amore, il podio si compone con le 688 vita, poi cuore, cuori, mondo, giorno, notte appunto. Come sempre, anche quest’anno».
La vetta linguisticamente più elevata?
«L’unico 9 che ho dato è ad Angelina Mango: la sua “noia” rispetto a quella di Califano ha un’accezione positiva ed è originale e notevole il paragone con la “cumbia”, parola mai stata usata prima d’ora. Come la “corona di spine come dress code per la mia festa” tra il kitsch e il sublime. E poi cita Troisi e Vecchioni. Tanta roba».
Il livello più basso?
«Non mi faccia infierire su Il Tre per favore».
Una curiosità?
«Da fan di lunga data di Fiorella Mannoia, mi sono messo a studiare la sua Mariposa. Tutti sanno che in spagnolo vuol dire farfalla, come anche in sardo. Le sue farfalle col fucile sono le sorelle dominicane Mirabal che hanno combattuto la dittatura di Trujillo e furono uccise il 25 novembre 1960, data poi scelta come giornata contro la violenza sulle donne».
Chi l’ha delusa di più, perché aveva aspettative alte?
«Sempre la Mannoia che propone una “correzione” di rotta rispetto al suo classico Quello che le donne non dicono, con quel “sono negazione e orgasmo”. Parlo di delusione perché un testo così severo e importante, eccede nel tono predicatorio e non si mette al riparo dalla retorica».
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